Archivio | ottobre 2010

Sfida senza regole, di Jon Avnet

Sfida senza regole è un esempio di come si possa realizzare un film mediocre pur avendo a disposizione un cast stellare. Intendiamoci, la sceneggiatura a livello di dialoghi non è male, ma la struttura della pellicola fa acqua da tutte le parti. Già dopo la prima mezzora appare chiaro dove la storia andrà a parare; quello che dovrebbe essere un inganno per lo spettatore diventa quasi da subito un depistaggio mal riuscito, talmente evidente che verso la fine vien da chiedersi se non sia un escamotage per ingannare doppiamente lo spettatore. Ahimé, non è così, e il finale è quanto di più telefonato possa esserci. Un vero peccato per un thriller che vede protagonisti Al Pacino e Robert De Niro nei panni di due detectives veterani dalle personalità eccentriche, in grado di divertire e trascinare lo spettatore nelle loro vicende personali, fino a renderli degni di stima e simpatia, quasi fossero due amiconi da cui sarà poi difficile separarsi.

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Devil Red, di Joe R. Lansdale

Joe R. Lansdale torna con i suoi cavalli di battaglia Hap & Leonard, una strampalata coppia di detective poco conformi alle regole in grado di trasformare ogni indagine in un parco divertimenti per il lettore. Lo stile vivace e scanzonato è – per dirla alla Lansdale – come una colata di burro fuso tra le pagine. Ci si lascia trasportare, ammaliati e divertiti, dalle azioni violente e esasperate di questa coppia di scavezzacollo, personaggi sempre un po’ sopra le righe e mai scontati.
Hap Collins è l’io narrante, l’anima in pena, che si pone domande su cosa è giusto e cosa no, trascinato dalle proprie emozioni che, man mano che la vicenda si snoda, lo costringono a riemergere dal torbido delle sue paure e frustrazioni, per riportarlo a galla e spingerlo a combattere.
Leonard Pine è il suo amico, socio e fratello, un istrionico gay di colore arrogante e provocatore, che sembra ogni volta aspirare alla rissa o – nel migliore dei casi – a una sana sparatoria.

Memento, di Cristopher Nolan

Nel 2000 Cristopher Nolan porta sul grande schermo un film destinato a entrare nella storia del cinema. E’ Memento, ambigua storia di un uomo all’eterna ricerca dell’assassino di sua moglie; eterna perchè lo sfortunato Leonard Shelby (Guy Pearce) soffre di una rara forma di amnesia a causa della quale non è in grado di memorizzare quel che gli accade intorno se non per breve tempo, scordando dopo poche ore tutto ciò che riesce a scoprire. Per questo la sua auto è sommersa di foglietti dove appunta i suoi progressi nelle indagini, e si serve di una polaroid allo scopo di immortalare dettagli che altrimenti dimenticherebbe; il suo corpo stesso è tappezzato di tatuaggi che riportano gli avvenimenti più importanti occorsi dal momento in cui ha avuto inizio il suo calvario. Il suo ultimo ricordo nitido è quello dell’amata moglie, violentata e uccisa senza pietà, frammento così intenso e doloroso da spingerlo ossessivamente a inseguire la vendetta, ormai sua unica ragione di vita.

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A perfect getaway: recensione

David Twohy è un regista di notevoli potenzialità, esploso con il binomio fantascientifico che ha lanciato il roccioso Vin Diesel nel mutevole panorama hollywoodiano, ovvero Pitch Black e The Chronicals od Riddick. Ha inoltre all’attivo diverse sceneggiature (come il Fuggitivo e Soldato Jane) e, sebbene non sia tra i registi più noti, può vantare quindi diversi successi al botteghino. A Perfect Getaway però è un esempio di come un’idea di per sè vincente possa essere sviluppata in modo lento, fino quasi ad annoiare lo spettatore.

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