Cursed Sails – Le sorgenti senza luce

Da pochi giorni è disponibile su Amazon il secondo volume della saga piratesca Cursed Sails.

La storia si svolge tre anni dopo la distruzione di Port Royal e riprende alcuni dei personaggi incontrati nel primo libro. Non saranno tutti, ma non temete! Gli altri li rivedrete nel terzo volume, che uscirà nel corso di quest’anno.

Il libro è disponibile in tre formati: ebook, cartonato e brossura. Lo trovate su AMAZON a questo link

Tortuga, anno 1695. 

Tre anni dopo i tragici eventi di Port Royal, il Capitano White Hurt, al comando del brigantino Resurrection, è alla disperata ricerca di un modo per spezzare la maledizione che lo affligge. Viene così a sapere di un posto segreto, sulla vicina isola di Hispaniola, dove pare sia nascosta una sorgente miracolosa, impregnata di un magico potere.

Hurt affida a Zahraya il compito di guidare una spedizione all’interno dell’isola per scoprire se le voci sono vere. Peccato che anche gli uomini di Daniel Montbars, detto “lo Sterminatore”, siano sulle tracce di quella stessa fonte.

Creature spaventose, magia vudù, maledizioni senza scampo, vecchi amici e nuovi nemici daranno del filo da torcere alla ciurma di White Hurt, mettendo a dura prova il coraggio di ognuno.

Cursed Sails – I pirati di Port Royal

Da qualche mese è disponibile su Amazon il primo volume di una saga piratesca su cui sto lavorando ormai da un paio d’anni. Si tratta di uno studiato mix tra storia e fantasia, avventura e orrore.

Le vicende dei personaggi che incontrerete iniziano nel 1692, anno della distruzione di Port Royal a opera di un terremoto, unito a uno tsunami. Mischiare eventi storici realmente accaduti al mondo oscuro fatto di mostri e maledizioni che avevo in mente è stato avvincente.

Tra le pagine di questo primo libro vi troverete davanti eroi (pochi), antieroi (alcuni) ma per lo più uomini che guardano al solo tornaconto personale, disposti a schiacciare chiunque pur di mettere le mani su un tesoro, nonché donne altrettanto determinate a garantire a se stesse un futuro migliore.

Il libro è disponibile in tre formati: ebook, cartonato e brossura. Lo trovate su AMAZON a questo link

Port Royal, Giamaica, anno 1692.

La Revenge, la nave di Theodore Teach, rientra dopo una turbolenta navigazione. Della ciurma restano solo sei marinai e il capitano vaneggia di un’isola misteriosa nelle cui viscere è custodito un tesoro maledetto che ha fatto impazzire i suoi uomini e decimato la ciurma. A nulla valgono i suoi ammonimenti, altri pirati decidono di prendere il mare, incuranti del pericolo, alla ricerca di questo tesoro sconfinato.

Tre diversi capitani e i loro equipaggi si ritroveranno a veleggiare tra mari in tempesta e banchi di nebbia, lottando gli uni contro gli altri per mettere le mani su un’immensa fortuna, segnando per sempre il loro destino e quello della terra in cui vivono.

Dove arrivano le ombre

DoveArrivanoLeOmbre_coverDa qualche mese è uscito per Nero Press Edizioni il mio nuovo romanzo, Dove arrivano le ombre, un horror in cui il folklore e l’elemento psicologico sono gli elementi caratterizzanti di tutta la vicenda.

Di seguito la trama:

Nina ha un lavoro umile, un marito violento e un passato difficile. Quando, dopo l’ennesima vessazione, si ribella e uccide Iulian, decide di fuggire per far ritorno a Bormio, suo paese di origine, dove sa di trovare l’unica parente ancora in vita che può aiutarla, zia Gerda. Ma lo spirito di suo marito non sembra rassegnarsi e torna dall’aldilà per perseguitarla. Così la fuga di Nina si costella di morti lungo la strada e, una volta a destinazione, scoprirà che non è un caso se Iulian è tornato. Il passato di Nina affonda le radici in una stirpe di streghe chiamate Aganis e in un mondo fatto di Ombre, Confinati e Benandanti. Per Nina è l’inizio di un viaggio che la porterà verso un destino dal quale non c’è via di fuga.

Nina è una figura allo stesso tempo fragile e determinata che, nonostante tutte le avversità e le sfortune che la perseguitano, tirerà fuori il meglio di sé per affrontarle a testa alta. E, sebbene il destino sembri accanirsi su di lei, scoprirà di avere dentro di sé un potere ben più grandi di quanto avrebbe mai pensato.

All’interno del romanzo vengono trattati diversi archetipi, a partire dagli spiriti, passando per le streghe fino ad arrivare a presenze ultraterrene che potremmo definire simili a demoni, ma di cui non parlerò oltre per non fare inutili spoiler.

Il libro è acquistabile sul sito Nero Press oltre che prenotabile in libreria e su tutti i maggiori store online.

Steam Tales

steam_talesSteam tales è una raccolta steampunk che nasce da un concorso realizzato da Nero Press nel periodo immediatamente precedente al Covid. Poi sono scattati i vari lockdown e nel frattempo la selezione dei testi è proseguita, pur con i prevedibili rallentamenti. Alla fine – molto alla fine – sono infine stati scelti i racconti di quest’antologia, tra i quali potete trovare anche il mio Il volo di Icaro. Il racconto in sé non ha molte pretese se non quella di intrattenere piacevolmente il lettore, lasciandogli immaginare come sarebbe un supereroe in un universo steampunk.

Ma, se volete sapere quali altri sono i racconti che compongono l’antologia, eccovi accontentati. Partiamo da Gettisburg 1888, di Anicka Pasi, personalmente il mio preferito. L’autrice ci cala nel bel mezzo di un conflitto che ha il sapore della guerra di secessione americana, dove soldati unionisti e del sud si combattono utilizzando mecha e cadaveri resuscitati dalla tecnologia, il tutto narrato con uno stile personale che trovo da brivido.

Un altro gioiello è Requiem per un Arlecchino, di Maurizio Bongiorno, una storia che, se da una parte non presenta veri elementi steampunk, dall’altra riesce a trasportarci completamente nell’epoca vittoriana, all’interno di una fabbrica abbandonata popolata da fantasmi.

Segnalo poi Assassinio sulla Metropolitan Railway, di Fabio Andruccioli, il quale è bravo a mescolare tematiche lovecraftiane a una tecnologia steampunk di sicuro impatto, mettendoci dentro un pizzico di investigazione alla Sherlock Holmes.

Altro racconto di forte impatto è L’impronta eterica dell’odio, di Alberto Büchi, una storia maledetta ambientata a Milano, in cui un inventore si ritrova suo malgrado a combattere una possessione demoniaca servendosi di un diabolico dispositivo di sua invenzione.

Come non parlare poi di Storia di W., di Giuseppe Agnoletti, in cui il protagonista si rende improvvisamente conto che tutti, intorno a lui, sono macchine dalle sembianze umane, rivelazione che lo porterà sull’orlo della follia.

Unicorni nel Far West, di Diana Colombre, ci presenta una storia la cui ambientazione è chiara fin dal titolo e che ha il merito di dare un tocco di colore all’antologia, con un occhio di riguardo all’abbigliamento dei protagonisti, curato fin nei minimi particolari.

Una mirabolante invenzione, di Jessica Tommasi, ci fa fare un viaggio nell’Italia fascista, in un what if che trovo interessante: cosa accadrebbe se Internet –  o per meglio dire un suo parente molto prossimo – fosse stato scoperto allora?

Il trasporto istantaneo del dottor Burke, di Donato Ruggiero, ci trasporta in una caotica Edimburgo dove un folle inventore è fermamente deciso a trovare un modo per teletrasportare le persone… non importa quale sia il prezzo.

Infine, con Premessa per una costruzioneAndrea Andreoni ci porta nel mezzo di una rivolta popolare, dove un ragazzo con evidenti problemi di interazione sociale cerca ispirazione per costruire un automa che possa diventare suo amico.

Se vi incuriosisce, Steam tales è disponibile su tutti i principali store e in print on demand su Amazon. Invece, qui trovate la scheda del libro.

I clown bianchi

copertina-clownbianchi-mdVi ho mai detto di quella volta che ho pubblicato un racconto giallo nell’antologia I clown bianchi? No, vero? Me ne sono accorto con colpevole ritardo (tre anni, minchia, roba da nascondere la testa sotto la sabbia). Eppure la raccolta è tra le più prestigiose cui io abbia mai partecipato. I nomi che la compongono sono di tutto rispetto.

Dal sito della casa editrice Clown Bianco:

Immergetevi nelle storie raccontate da Maria Silvia Avanzato, Eraldo Baldini, Alessandro Berselli, Stefano Bonazzi, Romano De Marco, Nevio Galeati, Riccardo Gazzaniga, Giorgia Lepore, Stefano Mazzesi, Gianluca Morozzi, Massimo Padua, Daniele Picciuti e Massimiliano Venturini.

Dalle pagine di questa antologia emergono paure, incubi, solitudini, orrori reali e immaginari descritti attraverso gli occhi e le voci di personaggi in grado di conquistare i lettori.

Ecco fatto, avevo ragione o avevo ragione?

Ora posso parlarvi brevemente del mio racconto, Due occhi grandi, ambientato in una bidonville di Kinshasa. Il protagonista, un uomo d’affari che commercia in coltan, si ritrova suo malgrado coinvolto in un incidente in cui ci scappa un cadavere. Tra bambini stregone, Chiese del Risveglio e criminali di strada dovrà riuscire a salvare la pelle a se stesso e alla ragazzina di nome Aliònor cui è legato da un terribile segreto.

Acquista il libro sul sito dell’editore 

Primo e ultimo post dell’anno

riflessioneÈ così, il 2019 è stato talmente pieno di cose da fare che ho del tutto trascurato il mio blog. Vabbè che lo sappiamo, ormai i blog sono fuori moda, siamo nell’era dei social, ma pure lì ammetto di aver latitato. Non so se sia più per mancanza di tempo o di voglia, ma il mondo di internet comincia ad andarmi stretto. Troppe cose tutte insieme, che girano, vorticano in un tumulto di notizie di cui tutti leggiamo a mala pena il titolo e i cui contenuti spesso sono fasulli, travisati o solamente irritanti. Così anche questo spazio, che un tempo coltivavo con più cura, è ormai un posto pressoché abbandonato. Certo, cerco di tenere aggiornate le notizie riguardo le mie pubblicazioni, ma non vi è molto di più.

Anche ora, mentre scrivo, mi sembra di cucire parole su uno schermo ben sapendo di tessere niente più di un pezzo di stoffa senza valore. Non un golfino, non un paio di guanti, non una maglia, ma solo un lembo di un qualcosa che non ha alcuna forma. Perché la vita stessa, a volte, sembra non avere una forma precisa e quella che noi le diamo è sono un’ombra una parvenza di ciò che auspichiamo.

Non volevo finire sul parafilosofico.

Il 2019 è stato un anno intenso per quel che riguarda Nero Press Edizioni. Non tanto per la quantità di pubblicazioni, che è forse persino diminuita rispetto allo scorso anno, ma per una serie di scelte che hanno portato a un consolidamento strutturale e organizzativo non indifferente. Insomma, abbiamo bandito la Black Window (nuovo sistema di ricezione manoscritti), avviato la pubblicazione in print on demand su Amazon di alcuni dei nostri ebook, partecipato a diverse fiere nella seconda metà dell’anno, avviato un Concorso Steampunk per testi e illustrazioni, e altro ancora è in divenire.

Per quel che riguarda me, non ho smesso di scrivere, anzi sto portando avanti i miei progetti (un romanzo è in effetti concluso e in fase di revisione), anche se con la consueta lentezza che contraddistingue chi ha sempre troppo poco tempo a disposizione. Il 2020 porterà senz’altro news editoriali interessanti o, almeno, da queste parti ce lo auguriamo (plurale maiestatis).

Detto ciò, non mi resta che augurarvi buon Natale, buon anno e, se non ci vediamo prima, buona Pasqua e buon ferragosto! (chi indovina la quasi-citazione?)

La Black Window di Nero Press

4Per una volta sono qui a parlare in vece di editore, anziché di autore. E lo faccio per presentare la Black Window, quella che sarà, d’ora in avanti per un tempo indeterminato, la nuova finestra di valutazione di Nero Press Edizioni.

Cos’ha di speciale la Black Window, rispetto al vecchio metodo di valutazione manoscritti? Diverse cose, in effetti. Innanzitutto è, per l’appunto, una finestra, che rimarrà aperta per sole 48 ore a intervalli irregolari durante il corso del tempo. La frequenza dipenderà dalla nostra velocità nel valutare i manoscritti pervenuti e, ovviamente, dalla quantità delle opere da leggere.

I generi che valuteremo sono gli stessi di sempre – andateveli a vedere qui – ma, di fatto, saremo più selettivi in fase di ricezione. Tanto per cominciare, i testi (stavolta potranno essere inviate le opere complete, fin da subito) dovranno rispettare in partenza la gestione dei dialoghi tra caporali, perché ci aspettiamo che chi vuole pubblicare non Nero Press conosca un minimo le nostre norme redazionali, e che ci siano i fantomatici numeri di pagina che quasi tutti dimenticano di inserire (me compreso! n.d.r.).

L’ambientazione, se possibile, meglio sia italiana: anche se questa non sarà comunque una discriminante per la selezione, opere ambientate in altri paesi verranno giudicate con occhio più critico, in quanto sarà fondamentale la loro credibilità.

Vogliamo poi che nelle biografie non venga fatto cenno di pubblicazioni a pagamento o in self-publishing. Sappiamo che questa richiesta non passerà inosservata, e che potrà sollevare obiezioni, ma vedetela così: nostra la scelta di chi e cosa pubblicare, nostre le regole.

In ultimo, oltre alla presenza della sinossi, chiediamo un paio di altre cose interessanti: uno, che venga segnalato un target di lettori di riferimento (ovvero: chi pensate possa essere interessato a leggere la vostra opera?) e due, un pitch, ovvero una breve frase che riassuma il cuore della storia, qualcosa che colpisca subito l’attenzione. La nostra attenzione. Insomma: provate a conquistarci!

Vai alla pagina della Black Window su Neropress.it.

Eddie e Melo – Il segreto dei Roccafiore

eddieemeloEddie e Melo – Il segreto dei Roccafiore è il mio ultimo romanzo, edito da Plesio Editore, ed è il primo romanzo che sia dedicato ai ragazzi, anche se la definizione “per ragazzi” è in realtà un po’ limitativa. Nelle mie intenzioni c’era semplicemente l’idea di allargare il target a un pubblico più giovane, che non restasse emarginato dalla lettura a causa delle scene di violenza che possono essere presenti nelle altre mie pubblicazioni (soprattutto negli horror) o, addirittura, di sesso esplicito come si trova in Nero Elfico (e come troverete nel suo sequel di prossima uscita Giallo Nanico).

Immaginatevi quindi uno stile un po’ più vicino a Harry Potter, contenuti tra il mistero e lo steampunk (molto di striscio), e personaggi più giovani della media. Per il resto, credo che chiunque, dagli 11 anni in su, possa apprezzare la storia di Eddie e Melo.

La trama in breve: Eddie (diminutivo di Edoardo) è un ragazzino introverso, che il più dei compagni usa come target di scherzi pesanti e di cattivo gusto. Un giorno, uno di quei compagni viene ritrovato privo di sensi nel cortile della scuola e viene ricoverato in ospedale, dove rimane in coma. Tutti sospettano di Eddie, che possa essersi voluto vendicare per gli screzi subiti, ma dalla sua parte rimane Loto, una sua compagna un po’ dark che stringe con lui un legame molto forte. Durante un’escursione a Villa Roccafiore, di cui non restano che mura in rovina nel bosco, Eddie incontra un cucciolo di pastore maremmano, che porta a casa contro il parere dei genitori, a cui dà il nome di Melo.  Mentre la situazione a scuola si fa ogni giorno più difficile, Eddie inizia a indagare su chi possa aver ridotto il suo compagno in coma e, parallelamente, subisce gli oscuri influssi di Villa Roccafiore, dove ritornerà per scoprire l’esistenza di un passaggio per il Regno dei Morti. E mentre le due realtà iniziano a sovrapporsi, Eddie capisce che l’unico modo per fermare la tenebrosa entità che preme per uscire dall’ombra è quella di varcare il portale e andare dall’altra parte.

Ci sarebbero altre cose da dire, altri personaggi sui cui soffermarsi, ma preferisco lasciare a voi il piacere di scoprirli. Il romanzo, in conclusione, si dirama su una doppia trama: da una parte il lato giallo, di investigazione, e dall’altra la comprensione del mondo dei morti – molto meno oscuro di come si pensi – e del proprio passato, perché, sì, non è un caso che proprio a Eddie sia toccato l’arduo compito di sistemare le cose.

Jessica Jones: una di noi

jessica-jones-1Netflix ha rilasciato da poco la seconda stagione di Jessica Jones e io sono qui a parlarvene, perché, certe volte, bisogna farlo. Della Marvel abbiamo potuto vedere supereroi in quantità. Da Iron Man in poi, di tasselli ne sono stati messi tanti, quasi tutti a incastro in modo da definire un mondo unico capace di racchiudere tante storie diverse, rese leggenda dalle gesta eroiche di ognuno di quei personaggi originati dai fumetti. Al cinema come in Tv, la Marvel ha messo in campo ambientazioni fantastiche ed eventi catastrofici in quantità.

E se tra gli Avengers del cinema e i Defenders della Tv, la differenza è netta – eroi goliardici impegnati a salvare il mondo i primi, anti–eroi devastati dai propri demoni i secondi – ancora più netto è il distacco tra i vari Daredevil, Iron Fist e Luke Cage da una parte e Jessica Jones dall’altra.

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Jessica ha un passato tragico come Matt Murdock, la testardaggine di Danny Rand e la forza di Luke Cage ma, a differenza loro, non ha nessuna voglia di aiutare gli altri. O meglio, se lo deve fare okay, ma tanto vale farsi pagare per questo, e così ecco la Alias Investigazioni, la sua agenzia da detective.

La routine della nostra Jessica è la solita: sveglia tardi, o quando capita, un cicchetto del buongiorno, poi alla scrivania a controllare la posta, un’occhiata ai suoi casi, si esce per indagare e fare domande in giro e – se possibile – spaccare qualche muso, sosta al bar dove affogare la propria frustrazione, scattare qualche foto appostata nell’ombra di un vicolo o di un balcone, una scopata se capita,  e con chi capita, e rincasare tardi, per poi terminare la giornata scolandosi una bottiglia di whisky e collassare ubriaca sul letto.

Questa è la nostra eroina. O anti–eroina.

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Eppure… Krysten Ritter è di una bravura eccezionale. Se provate a seguirla su Instagram, la vedrete sempre sorridente, tutta in tiro in occasione dei grandi eventi, con una nuova frangetta e il suo cagnolino spelacchiato al seguito, insomma, la classica star di Hollywood da red carpet. E forse anche qualcosa in più, visto che ha da poco pubblicato Bonfire, il suo primo romanzo thriller.

Beh, Jessica Jones è invece una persona del tutto diversa – come deve essere, chiariamo – e Krysten Ritter riesce a darle uno spessore dannatamente reale. Ogni sguardo, ogni smorfia, ogni bicchiere di whisky, ogni cinica battuta, tutto delinea un personaggio che davvero non ha nulla a che vedere con chi la interpreta. Risulta credibile in ogni suo singolo aspetto.Screen_Shot_2017_12_09_at_5.18.58_PM

E, anche quando la sceneggiatura non ci regala grandi emozioni e rischia, a volte, di annoiare – nella seconda stagione più che nella prima – Jessica ci calamita nel suo mondo interiore, nella lotta intestina che la divora, nel suo decidere cosa essere, da che parte stare, se aiutare il prossimo o se stessa, se accettarsi per ciò che è o rinnegarlo.

Certo, la vita di Jessica non è facile. Se nella prima stagione il villain di turno – Killgrave, interpretato da un grande David Tennant – mina la sua stabilità mentale, la sua autostima e le persone che ama, nella seconda è il suo passato a minacciare Jessica e tutto ciò che lei rappresenta, per sé e per gli altri, al punto da allontanare quelle stesse persone per le quali aveva lottato così tanto. È così che rischia di perdere le uniche due persone che contano davvero per lei: la sua amica/sorellastra Trish (Rachel Taylor) che per lei farebbe di tutto – forse anche troppo – e il suo braccio destro Malcolm (Eka Darville), spesso impegnato più a restaurarle l’appartamento che ad assisterla nelle indagini. Completa il cast Carrie–Anne Moss nei panni di Jeryn Hoghart, avvocato di grido invischiata un po’ con tutti i Defenders.

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Suggestiva anche la sigla di apertura, dove una musica lenta accompagna immagini disegnate in movimento, e si fa man mano incalzante, fino a quando si delinea il profilo di Jessica, e il suo occhio aperto che guarda, che può avere più di un significato: come lei osservi il mondo che la circonda, come il suo sguardo indagatore analizzi i crimini nella sua città, o come lei sia in grado di vedere cose di cui nessun altro si accorge.

Jessica Jones  è, di fatto, un noir, e la parte supereroistica risulta marginale, perché così deve essere. Quando Jessica sradica uno sportello o sfonda una porta, lo fa perché è arrabbiata, perché il suo non sapere chi è davvero la condiziona al punto da portarla a usare i suoi poteri spesso a sproposito. E il suo trattare male gli altri, anche chi non se lo merita, denota ancor più queste sue debolezze.

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Jessica è una di noi, non è un supereroe, ma una qualunque con dei poteri. La sua vera forza, a ben vedere, è la sua volontà nel persistere, nell’andare avanti nonostante tutto e tutti, nel non arrendersi mai, neppure quando è lei stessa il suo nemico più grande. Ma è proprio tutto questo, a mio avviso, a fare di lei il miglior personaggio di tutto il pacchetto Marvel.