Lo spazio che ci unisce… o che ci divide?
The space between us è un gran bel film diretto da Peter Chelsom, che vede la partecipazione di Gary Oldman, Carla Gugino, Asa Butterfield e Britt Robertson. Com’è subito evidente, la trasposizione italiana del titolo, in qualche modo, è l’esatto opposto di quello originale. Quello che doveva essere lo “spazio tra noi” – e che, quindi, a rigor di logica, divide – è stato tradotto con “unisce”, cosa davvero curiosa e che approfondirò più avanti.
La storia in breve: Gardner Elliot è nato su Marte, da una giovane astronauta che lo ha partorito dopo essere partita per fondare la prima colonia marziana. Un errore, visto che nascere su Marte, con una gravità così diversa, significa non poter vivere sulla Terra a causa di una diversa conformazione ossea e di un cuore non adatto alla vita terrestre.
Ma, una volta cresciuto, Gardner riesce comunque a far ritorno sulla Terra, perché è lì che vuole essere, perché ha una foto di sua madre con un uomo che potrebbe essere suo padre e intende trovarlo. Così riesce a fuggire dalla custodia della Nasa e contatta l’unica persona che conosce sulla Terra, la coetanea Tulsa, con cui chattava da Marte. Piccolo particolare: lei non sa da dove lui venga, non conosce la sua storia e, ascoltando i suoi bizzarri racconti su Marte, la crede una balla. Ma poi tra i due scoccherà l’amore, tutti i nodi verranno al pettine e il viaggio di Gardner si trasformerà in una riscoperta di sé, della felicità, della bellezza delle cose semplici.
Di fronte a queste incredibili nuove esperienze, lo spazio – inteso come immensità – che divide Gardner da Tulsa diventa così improvvisamente piccolo, perché ciò che provano l’uno per l’altra li raccoglie, li lega insieme e li rende indivisibili. Forse per questo la traduzione non è poi così sbagliata, forse per questo lo spazio diviene protagonista, incarnando allo stesso tempo il villain di quest’avventura e il trait-d’union della vicenda. Lo spazio passa quindi dall’accezione di immensità a qualcosa di più astratto, e diviene sentimento, perché niente è in grado di azzerare le distanze come l’amore.
Sogni nucleari
Avete presente uno di quei sogni in cui tutto sembra dannatamente reale e, allo stesso tempo, quello che succede pensate che sia strano? Ecco, immaginate come mi sono sentito io ieri notte quando, nel sonno, ero a New York, su un autobus di linea con due persone a me care e… sentivamo questo rombo assurdo e poi un missile veniva giù dal cielo, radente al terreno, e si schiantava tra i palazzi poco lontano da noi.
Ricordo il primo pensiero: oh no, che sta succedendo? Ci stanno bombardando? Cioè… proprio ora che siamo in vacanza in America?
E poi vediamo partire questo razzo enorme… che decolla poco distante. Sì, assurdo no? Decolla da qualche parte tra… i palazzi? Okay, strano… ma così reale!
E poi, mentre è in cielo sopra di noi… che fa? Vira, sempre più, fino a girarsi completamente, stile inversione a U, e precipita di nuovo in basso, verso di noi. Cioè, non proprio addosso a noi, ma… lì, più o meno da dove è partito, oltre i palazzi.
E quindi arriva il boato…? No. Arriva solo questa luce bianca, che si diffonde… mentre io e i miei cari ci abbracciamo, dicendo che è finita, è finita davvero. E tutto si fa bianco, tutto sparisce…
…e poi mi sono svegliato, cazzo.