Daniele Picciuti intervistato da Marilù Oliva
Ebbene sì.
Raramente si ha l’onore di essere intervistati da una scrittrice del calibro di Marilù Oliva. Bravissima a orchestrare parole ed emozioni nei libri che vedono protagonista la Guerrera, Marilù ha avuto il “fegato” di intervistare uno squilibrato come il sottoscritto.
Di seguito potete leggere le prime tre domande, giusto per darvi un assaggio. Il resto lo trovate qui, sul Blog di Marilù.
Le tue origini
Trentotto anni fa nasceva a Roma un bambino come tanti. Come tanti, crescendo, si rendeva conto di quanto fosse difficile la vita. I primi problemi. Le prime responsabilità.
I primi esami, a scuola e nel quotidiano. Forse è per questo che la fantasia, la creatività, le sento innate in me. Mi sono cresciute dentro per accompagnarmi in questo difficile cammino che è l’esistenza, mi hanno spronato, protetto. La mia origine è, forse, tra le nuvole e il sogno.
Il tuo rapporto con la scrittura
Cambia di continuo. Si evolve. Imparo ogni giorno cose nuove, affino il mio stile, gioco con le parole e con le immagini, soprattutto mi diverto. La scrittura è mia compagna. L’evoluzione materiale di quella creatività di cui parlavo.
“I racconti del Sangue e dell’Acqua” è il tuo libro edito da Bel-Ami edizioni. Perché hai scelto proprio sangue e acqua, due elementi così evocativi? Cosa rappresentano?
Sono gli elementi alla base della vita. Beh, elementi “visibili”, altrimenti dovrei scomporli fino ai minimi termini (molecole e quant’altro). Ho volutamente utilizzato il sangue e l’acqua per realizzare la raccolta. Nell’immaginario comune, il sangue è già rappresentativo del genere horror. La “perdita” di sangue rappresenta la morte. Lo splatter, il pulp ci insegnano che quanto più rosso spargiamo tra le pagine (o sullo schermo, al cinema), quanto più inquietiamo il lettore (o lospettatore). L’acqua? È mistero. Basti pensare alle profondità oceaniche, a quel che celano. Segreti. Creature nascoste. Incubi. L’immaginazione corre. Potremmo dire che dall’acqua emergono gli orrori che spargono sangue all’interno del libro. Anche se non è – solo – propriamente così. Il libro è diviso in due cicli, sangue e acqua. Ogni titolo ha un suo sottotitolo che conduce a quello seguente fino all’ultimo in cui questo doppio ciclo si riunisce formandone uno. Unico e infinito. Come diceva qualcuno “nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma”.