Vallanzasca, gli angeli del male

It, di Stephen King

Kyashan, la rinascita

La filmografia giapponese si arricchisce nel 2004 di un nuovo live action: si tratta di Kyashan – La Rinascita (Casshern), tratto dalla celebre serie anime in voga negli anni Ottanta.
La storia ci trasporta in un futuro non molto lontano, su una Terra devastata da guerre, epidemie e inquinamento. L’estinzione della razza umana sembra inevitabile.
Unica speranza di salvezza è la ricerca del dottor Azuma, il quale ha scoperto l’esistenza, all’interno dell’organismo umano, di una particolare “neocellula” in grado di rigenerare ogni tipo di tessuto danneggiato. In poche parole: la chiave dell’immortalità.
Azuma dedica tutto se stesso al progetto: sua moglie Midori è malata gravemente, e solo una terapia con le neocellule potrebbe salvarle la vita.
Il momento di svolta nella sperimentazione si verifica quando, dal cielo, piove un oggetto di fattura aliena, una sorta di immensa saetta metallica, che colpisce il laboratorio di Azuma finendo per interagire con le vasche di rigenerazione dove sono tenute immerse parti di corpi umani. Dentro le macabre piscine, arti e organi cominciano a crescere e a saldarsi, dando infine vita a nuove “persone”, creature mutanti a cui l’esercito dà immediatamente una caccia spietata.
Pochi attimi prima dell’incidente, Azuma aveva ricevuto la notizia della morte in guerra del figlio Tetsuya; ora, disperato, decide di immergere la salma del giovane (appena rientrata dal fronte) in una delle vasche; lì, incredibilmente, anch’essa torna alla vita.
Quindici giorni di novembre, di José Luis Correa
– E tu? Tu l’hai amata?
– Tu ami questa spiaggia?
– Ma certo, fesso!
– Allora che caspita domandi?
– Ma io l’amo da più di cinquant’anni.
– Dammi tempo, vecchio. Dammi un po’ di tempo.
Recensione: Il ritorno del diavolo

Aldina Giunita, ricercatrice universitaria e sua vecchia fiamma. Le indagini sembrano ruotare attorno al manoscritto di un esimio professore, volto a smascherare finti occultisti e sacerdoti di presunte sette sataniche.

Shadow, di Federico Zampaglione

I ragni zingari, di Nicola Lombardi
Il ragazzo abbassò il capo e guardò con intensità le fiamme delle candele. Grida e pianti, ovunque, ancora. Non c’era proprio rimedio. La vita si era capovolta, e ogni tentativo di raddrizzarla pareva vano. Era come stare dentro uno specchio, dall’altra parte. Ma qual era, poi, l’altra parte? Si chiese se fosse davvero uscito, da quel mondo rovesciato in cui aveva sognato di vagare, o se ci stesse ancora affogando dentro. E i ragni zingari? Erano lì con loro, dentro e fuori, e altri ne stavano arrivando.
Ma al suo ritorno il castello di speranze che si è costruito crolla sotto i colpi di un tumultuoso dolore: Marco è scomparso da tre giorni e nessuno sembra sapere cosa gli sia accaduto, seppur fin da subito appaia chiaro che non tutti dicono la verità. Michele inizia un’indagine personale che lo porta a rivangare un passato che tutti vorrebbero tener sepolto.
Cash Game
Ci sono film apparentemente invisibili, che passano inosservati nei cinema, restano in sala per non più di due settimane e poi scompaiono, salvo poi riapparire in dvd o sulle emittenti private. La fortuna di questo film è senza dubbio l’interpretazione di Sean Bean, che dimostra ancora una volta di avere un’ammirevole versatilità. Il suo personaggio, impostato e precisino, affetto da una psicopatia latente che lo spinge a oltrepassare i limiti del buon senso, finisce per risultare al tempo stesso insopportabile e affascinante, comunque memorabile e di certo migliore della coppia che si trova invischiata nella sua tela, fin troppo piatta e prevedibile nei comportamenti.
Opera Sei, di David Riva












































