Archivio | J settembre 2010

Riflessione sul tema dell’ignoto

Le caporali sono come la birra.

Strano a dirsi, ma è così. Per me, almeno.

Ho sempre utilizzato il trattino nei dialoghi, era l’unico segno che mi piacesse. Non le virgolette, non le caporali. Il trattino. Sissignore, e guai a chi mi consigliava di provare gli altri.

Badate, non che non abbia tentato. Le virgolette non mi piacevano proprio, nemmeno per i pensieri. Per quelli uso il corsivo. È di grand’effetto, datemi retta.

Le caporali… non so. Avevo questa difficoltà sulla tastiera, non sapevo come farle. Poi mi dissero di usare una combinazione sequenziale di quattro caratteri. Cazzo! Quattro caratteri per aprirle, quattro per chiuderle! Otto tasti per due segnetti? I trattini erano più comodi.

E andai avanti così per un bel pezzo.

Poi, un giorno, volli provare di nuovo. Ero diventato veloce sulla tastiera, otto tasti non mi spaventavano più. Scoprii che non era tanto male, e scrissi un racconto con le caporali.

Mi si spalancò un mondo.

Oggi le preferisco, l’effetto visivo è migliore, i dialoghi sembrano meglio integrati al testo.

Capite, quindi, che è come con la birra.

A me non piaceva, mai bevuta fino a trent’anni. Non mi piaceva, il sapore del malto o non so che altro mi dava la nausea. Poi faccio questo viaggio a Londra, mi lascio convincere a bere una Guinness. Non male, penso.

Al mio ritorno a Roma assaggio la Adelscott. Buona. La Du Demon. Buona.

Poi mi dicono: ehi, ma ti piacciono le birre forti?

Così attacco con le chiare. Buone, tutte.

Oggi la birra d’estate è una manna dal cielo per il mio palato.

Ecco, capite ora che le caporali sono come la birra.

Questo mi fa riflettere: mi chiedo quante cose al mondo ci siano che non conosco e che potrebbero piacermi. Come scrittore dovrei viaggiare, prendere appunti, scattare foto, girare video. Invece sto qui piantato davanti allo schermo a inventare. E se c’è qualcosa che non va, via di adsl! Un salto nel web, e Google mi trova qualunque cosa cerchi.

Ma non dovrebbe essere così. A volte, penso, occorre muovere il culo.

Non so ancora quando, ma lo farò accadere. Magari tra qualche mese o un anno, andrò alla ricerca di un’altra cosa che non conosco. Di altre caporali. Di un’altra birra fresca.

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