Facciamo che nel 2013 spacchiamo?
Il 2012 è andato come è andato. La leggenda sulla fine del mondo è finita prima di cominciare, quei poveri Maya avevano scritto tutte altre cose, diamogliene atto e voltiamo pagina. Domani è trentuno e saremo tutti a ingrassare a qualche tavola, poi il primo del nuovo anno faremo i soliti fioretti: mangiare meno, raccontare meno cazzate, segnarci agli alcolisti anonimi, scrivere il romanzo del secolo e così via.
Ma ora che siamo a cavallo tra un anno e l’altro, lasciatemelo dire. Lasciatemi dire che le soddisfazioni stanno arrivando.
Parliamo di scrittura. E di editoria. Ma anche di umanità.
È bello vedere che molti autori e – that’s incredible! – editori, stanno mettendo la testa a posto. Ora che si sa cosa sono gli EAP – quale male oscuro esse racchiudano! – ora che l’informazione salta di bocca in bocca, di penna in penna, di tastiera in tastiera, di video in video, si comincia a ragionare. E la cosa mi piace, devo ammetterlo, anche se siamo ben lontani dalla meta. Meta che, ovviamente, è la FINE degli EAP.
Vorrei tornassero i tempi in cui gli scrittori erano pochi e venivano pubblicati per merito. L’epoca in cui gli editori cercavano autori e non polli da spennare. Qualcuno pensa che quell’epoca tornerà. Incrociamo le dita e speriamo.
Auguriamoci quindi che il 2013 porti nuovo sale in zucca a quegli autori o presunti tali che vogliono pubblicare. Anzi, che a quei “presunti tali” venga la folgorazione che “ehi! se non so scrivere, non è che devo pubblicare per forza!”. E che nuovi editori possano redimersi e abbandonare la strada degli EAP, o dei doppi binari, o degli inferni e i purgatori vari.
Questo è il mio augurio e, con Nero Press Edizioni, cercheremo di dare esempio, laddove ne avremo la possibilità.
Ma dicevo che dovremo “spaccare”.
Sarà un anno importante, di svolta per molte cose. Auguro a tutte le persone che conosco e hanno qualcosa di importante da portare a termine, di riuscirci. Per i Maya la data “terribile” appena passata segnava in realtà un cambiamento. Un’evoluzione.
Evolviamoci dunque. E, come farebbe Hulk, spacchiamo!
Total Recall – Un remake come si deve (ma potreste non essere d’accordo).
Nonostante in rete non se ne parli bene – ma quando mai si sente parlar bene di un remake? – devo ammettere che vedere questo film è stata una gradevole sorpresa.
Sarà che una Kate Beckinsale così cattiva non si era mai vista; che il mondo rappresentato nel suo caotico ammassarsi in verticale a metà fra Blade Runner e Il Quinto Elemento mi ha riportato alla mente ambientazioni di cui avevo nostalgia; che il triangolo d’amore e odio Farrell-Beckinsale-Biel funziona (a mio parere) e tiene in piedi il film, molto più della trama vera e propria (ammettiamolo); che, infine, le scene d’inseguimento sono girate con maestria.
Sarà tutto quanto detto sopra, ma è me il film è proprio piaciuto.
Non rimpiango Schwarzenegger, né tanto meno Sharon Stone, né l’ambientazione marziana. Certo, quelli erano altri tempi e sicuramente il film di allora è più fedele al romanzo cui si ispira, ma questo Total Recall ha adrenalina da vendere. Colin Farrell risulta credibile – almeno per me – e la sua espressione da “oh cazzo, sono meglio di James Bond” mi pare azzeccata.
Peccato per il cameo troppo veloce di Bill Nighy, da cui mi aspettavo di più (non certo come performance ma come tempo sulla pellicola magari sì) e per il cattivo mancato – cos’era? un governatore? un cancelliere? un sindaco? boh… – ben rimpiazzato dalla spietata Kate, che riesce persino a oscurare Jessica Biel – che comunque si difende – in quanto a presenza scenica.
Certo, le pecche ci sono. A tratti si sente traballare la sceneggiatura, anche se molte battute sono azzeccate. Ma gli effetti e le mancanza di scene morte consente di non badare molto ai dettagli e godersi la “traversata” con una certa disinvoltura.
Due scene su tutte da ricordare, l’inseguimento iniziale a piedi nella città e quello in “ascensore”. Oddio, anche Kate che – seduta sul petto di Colin – lo prende a pugni come se stesse prendendo un caffè…
E ora beccatevi il trailer.
Intervista sul blog di Ferruccio Gianola
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In uscita “Il richiamo del sangue” di Mauro Saracino
È con piacere che annuncio l’uscita del nuovo libro di Mauro Saracino (già autore de La casa del demone, Il gioco della mantide, Ali di tenebra, Game Master) per Watson Edizioni.
Vi starete chiedendo come mai sono qui a presentare un libro non mio. Vero è che la funzione di questo blog è quella di raccogliere tutto ciò che mi riguarda, per avere una sorta di archivio web delle mie pubblicazioni, collaborazioni e quant’altro. In effetti, anche in questo caso è così, poiché la prefazione che fa da intro al romanzo è scritta di mio pugno. Oltre a questo, comunque, Mauro è un amico. La sua collaborazione nell’associazione Nero Cafè con la rubrica The Interpreter è preziosa e quindi è doppio l’entusiasmo con il quale scrivo queste righe.
Il richiamo del sangue è, come mi è piaciuto definirlo nella prefazione, un criminal horror. I personaggi che si muovono nell’universo di Mauro – che poi è comune in molti dei suoi libri (se non tutti) – in questo romanzo sono delinquenti che combattono tra loro per conquistarsi e mantenere il dominio nelle zone che rivendicano come proprie. In questa lotta fra le parti si muove il Castiga Morti, un individuo inquietante e pericoloso, un freelance che lavora per chi vuole e alle condizioni che più gli fanno comodo. Non ha amici, né padroni. Fino a quando non si imbatte in un’entità più grande di lui e delle varie parti in gioco. Quella che seguirà sarà un’escalation di sangue che trascinerà il lettore pagina dopo pagina fino all’incalzante finale.
Un libro che mi è piaciuto molto e che mi sento di consigliarvi.