Trentanovesima settimana di volo

Giorno 263

Maledetta puttana schifosa! Kora Parker ci ha fottuti tutti quanti…

Danza a braccetto con i morti… ci sputa in faccia il suo rancore… ci ha condannato alla dannazione… bastarda! Che tu sia dannata insieme ai demoni oscuri!

Le pillole… le dannate pillole… la scorta nell’armadietto d’amianto…NON SONO le nostre solite pillole per l’insonnia… Kora deve averle sostituite… con ben altro. Con dei sonniferi… SONNIFERI!!!

Abbiamo dormito tutti profondamente per quattordici ore ieri notte… svegliandoci nel primo pomeriggio di ieri… scossi dal terrore che aleggiava nei nostri incubi… divorati dalla visione del nostro destino… un concentrato di carne maciullata sotto gli artigli di mostri insaziabili…tormentati dall’amara consapevolezza che moriremo… che MORIREMO TUTTI!

Al risveglio la stanza appariva ai miei occhi come un sogno contorto… le pareti di gomma si flettevano cercando di sfuggirmi, il letto sussultava sotto di me e l’aria stessa sembrava soffocarmi…allora ho cercato… ho cercato il mio vecchio flacone… quello che sapevo essere buono… non so come sono riuscito a “connettere”, come sono riuscito a capire che dovevo prendere quello e non l’altro… NON L’ALTRO… e ho preso tre pasticche, tutte insieme…

Un quarto d’ora dopo ero tornato in me.

Sono uscito dalla cabina, preoccupato per la sorte dei miei compagni…

Appena ho messo piede in corridoio, mi sono arrivate le prime grida.

Erano sparse… così ho dovuto bussare a tutte le porte urlando di aprire… di farmi entrare.

Sentivo urlare… ma nessuno veniva ad aprirmi…

Mi sono messo dietro la porta di Nina bussando come un pazzo, gridando forte il suo nome…

L’ho sentita, urlare… pronunciare il mio nome!

Ho preso la pistola e l’ho puntata contro il quadro elettrico, poi ho premuto il grilletto.

Il quadro è esploso in una miriade di scintille e la porta si è aperta automaticamente.

Nina era appollaiata sopra il letto, completamente nuda…con le gambe insanguinate e un coltello stretto in pugno. Aveva la lama appoggiata alla bocca e la stava leccando con la lingua…

Quando mi ha visto, i suoi occhi erano velati da una patina trasparente… ha sorriso, per niente sorpresa di vedermi.

“Bryan” mi ha detto, del tutto a suo agio ”Vuoi assaggiare?”

Le sono andato incontro… sentivo le lacrime premere per schizzarmi fuori dagli occhi amare e veementi… ma le ho trattenute, come ho trattenuto l’esplosione che stava per devastarmi il cuore… e le ho strappato il coltello dalle mani, l’ho bloccata sul letto, senza che lei opponesse alcuna resistenza, e le ho cacciato in bocca tre pillole, costringendola ad ingoiarle.

Da qualche parte nell’astronave riecheggiavano le urla dei miei compagni deliranti…

Mentre Nina si riprendeva, mi sono precipitato nel corridoio.

Ho trovato Michail Vov, barcollante fuori della sua camera, che avanzava verso di me con due profonde occhiaie e uno sfregio sulla guancia.

“Che diavolo mi sta succedendo?” E’ riuscito a biascicare… al che mi sono reso contro che in una mano stringeva un pugnale. L’altra mano era invece serrata sul polso del braccio armato e dall’espressione contratta del suo volto capivo che stava lottando con se stesso per non compiere gesti insani.

Sono corso da lui e gli ho teso due pasticche, nella speranza che fossero sufficienti a farlo riprendere, giacché si stava dimostrando forte abbastanza da contrastare da solo gli incubi che lo attanagliavano.

Vov ha afferrato le pillole e le ha ingoiate rapidamente, tornando a tenersi il braccio armato come se temesse di non controllarlo.

“Vai dagli altri!” Mi ha detto con evidente apprensione. “Presto! Fra un attimo ti raggiungo…”

Le urla riecheggiavano per tutto il corridoio.

Non capivo da dove provenissero… poi ho notato che una cabina era aperta: quella di Yama Watanabe. Mi sono catapultato dentro, ma non c’era nessuno.

Sono uscito e sono andato a bussare a quella del comandante.

Nessuna risposta…

“Bryan!”

La voce di Navarra, alle mie spalle, mi ha fatto fare un balzo.

Mi sono voltato… e lui era lì, in piedi e in perfetta salute.

“Apri, coraggio!”

Un grido terrificante si è levato al di là della porta del comandante.

“Forges!” Ho urlato, facendo saltare il quadro elettrico di apertura con due colpi.

La porta si è spalancata.

Martin Forges era sul letto… legato mani e piedi…e urlava.

Gridava imprecazioni, frasi senza senso, parole sconnesse e offensive nei riguardi di Yama Watanabe, seduto su una sedia accanto al letto con le gambe incrociate e l’aria tranquilla.

“Yama!” Ero sconcertato. “Che cosa hai fatto?”

Il Jito mi ha rivolto un’occhiata infuocata.

“Gli ho salvato la vita.” Mi ha risposto, gettando ai miei piedi un pugnale insanguinato. “Stava cercando di uccidersi.”

Sono andato fino al letto e ho visto il collo di Forges bagnato di sangue, la gola solcata da un taglio lungo ma superficiale…

“L’ho fermato appena in tempo.” Ha aggiunto Yama alzandosi di scatto. “O pensavi di essere l’unico eroe a bordo, Bryan?”

Ci siamo fissati a lungo… sentivo il suo odio schiacciarmi… la sua anima predominare sulla mia… era come se stesse mettendo a nudo i miei sentimenti per mostrarmi che ero più debole di lui…

“L’importante è che siamo tutti vivi.” Ho tenuto a precisare. “Non sono un eroe, non più di quanto lo sia tu o chiunque di noi a bordo.”

Yama mi ha rivolto una smorfia di disprezzo.

“Ma che belle parole…”

Poi si è voltato ed è uscito dalla cabina.

Dietro di me c’erano tutti: Navarra, Vov e Nina.

Ho preso due pasticche e le ho fatte ingoiare a forza al comandante.

Da allora nessuno di noi ha più dormito.

Siamo tutti lucidi ora e sappiamo che l’incendio all’infermeria ideato da Kora – o da chi glielo ha ordinato – non era che una messinscena per distrarci dal vero scopo… ovvero sostituire le pillole per l’insonnia con dei sonniferi… apparentemente simili nell’aspetto, ma completamente diverse negli effetti…

Kora sapeva che l’armadietto in amianto avrebbe resistito all’incendio… e ha predisposto tutto affinché quella che avremmo creduto essere la nostra unica salvezza si sarebbe rivelata invece come un’autentica condanna…

 

Giorno 264

Due pillole per dormire… gli incubi non sono stati cacciati, ma al risveglio non avevamo visioni, né allucinazioni… così è trascorso un altro giorno. Domani faremo la prova con una sola pillola… e speriamo bene. Ci siamo accordati affinché uno di noi ne continui a prenderne due in modo da controllare gli altri. Abbiamo estratto a sorte… ed è uscito il mio nome.

Nina e il comandante hanno cambiato cabina, dato che le loro non possono più chiudersi a causa del quadro elettrico rotto. Inoltre abbiamo perquisito con attenzione l’interno di ogni stanza in modo da esser certi che non ci siano armi che possano usare per farsi del male.

Spero soltanto che una pillola possa preservarci dalla follia…

 

Giorno 265

Non è andata molto bene…

Per la verità, non è andata bene per niente. Mentre facevo la ronda in corridoio stanotte, sentivo agitarsi nel sonno i miei compagni, li sentivo parlare in una lingua incomprensibile, gridare… chiamare il nome di Muawijhe!!!

Non sono mai entrato a vedere cosa succedesse anche perché l’agitazione non era così forte da essere preoccupante e le grida non erano portate all’estremo come l’altra notte…

Tuttavia questa mattina erano quasi tutti in un brutto stato confusionale.

Specialmente Nina… aveva la stessa espressione vuota di due notti fa.

Chi sembrava aver resistito meglio era Navarra… appariva fresco come una rosa, come se non avesse avuto affatto incubi… ma sogni di campi in fiore e bimbi felici…

Eppure sapevo che non era così…

Tuttavia la sua psiche era forte e riusciva a comunicarmi sicurezza… una sicurezza che sapevo di non avere e che pure infondeva in me e negli altri la forza per sopportare tutto questo…

Michail Vov e Yama erano avvolti in un silenzio innaturale. Sapevo che avevano attraversato l’inferno, come tutti noi, ma sembravano quanto meno aver incassato meglio di altri il colpo.

A stare peggio di tutti era Martin Forges. Il comandante era stravolto… continuava a dire di aver camminato affianco ai legionari urlanti di Muawijhe e di aver brindato col sangue assieme ai più truci seguaci di Demnogonis… ripeteva che non doveva bere il sangue, perché sarebbe impazzito… e nel dire questo appariva più folle che mai…

Decisamente, una pillola per lui non può bastare. E nemmeno per Nina…

 

Giorno 266

“Come il bruco muta per divenir farfalla così alla nostra morte noi muteremo per diventare qualcosa di più alto ed elevato… spiritualmente”

Così Navarra oggi ha cercato di prepararci al nostro destino… ha tenuto una vera e propria lezione sulla morte, su quello che significherà… su come dovremo affrontarla, senza paura ma con onore… a testa alta, senza temere alcun male…

E’ stata una giornata importante, che ci ha fatto sentire più uniti… legandoci in modo indissolubile… forse perché ogni giorno che ci avviciniamo a Nero è un giorno in più verso la morte… e sebbene manchi poco più di un mese, la scarsità delle pillole rende questo tempo allo stesso tempo breve ed infinito…

 

Giorno 267

Ho cercato di parlare con Yama oggi. Inutilmente. Mi ha evitato accuratamente dicendo che non ha nulla da dirmi. Sembra che prendere una sola pillola per notte non sia poi così tremendo… stanotte credo di aver sognato ma al risveglio non ricordavo quasi nulla.

Nina e Martin Forges continuano la terapia con due pasticche e il risultato sembra essere ugualmente positivo. Speriamo che duri…

 

Giorno 268

Oggi stavo parlando con Vov. Ero curioso di sapere  quale fosse il suo ruolo nella missione di salvataggio, dato che a quanto avevo capito, era un mercenario di professione.

Si è quasi offeso quando ho detto questo, sottolineando che un mercenario è paragonabile a un Pirata dello Spazio, mentre lui ama definirsi un Indipendente, un uomo senza legami che agisce dietro lauto compenso ma che – e questo ha voluto ribadirlo chiaramente – non ucciderebbe mai sua madre neanche se ben pagato!

I patti con l’Alleanza erano questi: lui avrebbe aiutato Forges e i superstiti della Croce del Nord ad arrivare su Nero e il suo conto in banca sarebbe raddoppiato. Se poi avessero anche richiuso il Sigillo Oscuro, il conto sarebbe triplicato…

La prospettiva lo aveva convinto ad accettare, nonostante una vocina nella testa gli suggerisse che sarebbe stato pazzo a farlo.

Mentre parlavamo di queste cose è emerso Yama dall’ombra del corridoio.

“Il denaro non comprerà le vostre vite.” Ha detto con aria solenne. “Semmai le condannerà alla dannazione eterna!”

Stanco delle sue parole sempre così ermetiche e allo stesso tempo strafottenti, l’ho preso da parte dicendogli che non volevo continuare così… che desideravo parlare con lui.

Ancora una volta mi ha snobbato… ma stavolta ha detto qualcosa… qualcosa che mi ha messo il gelo addosso.

“Se tu avessi passato quello che ho passato io… se fossi stato mangiato da me… avresti il coraggio che ho io di guardarti negli occhi?”

Poi se n’è andato, lasciandomi solo con la risposta che si agitava dentro di me come una trappola:

“NO, TI AVREI UCCISO PIUTTOSTO…”

 

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Informazioni su Daniele Picciuti

Ultime pubblicazioni: Ritorno alla Mary Celeste (Dunwich Edizioni, 2013) I racconti del sangue e dell'acqua (Bel-Ami Edizioni,2011), Uomini e spettri (racconto in antologia, Bel-Ami Edizioni), Mistero (racconto in antologia, Il Mondo Digitale Editore). Presidente Ass.ne Cult.ne Nero Cafè Capo Redattore Magazine Knife Vice-responsabile Nero Press Edizioni

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