Ultimi giorni su Nero
Giorno 311
Va un po’ meglio adesso.
Ho recuperato la lucidità necessaria a scrivere le ultime pagine di questo Giornale. Ormai non abbiamo più scampo…
Essere saliti sull’autoblindo cercando la salvezza all’esterno… è stato il nostro più grande errore.
Tuttavia sul momento, eravamo certi che se fossimo rimasti sull’astronave avremmo finito per soccombere… troppe erano quelle creature senza nome… TROPPE.
Muoverci con l’autoblindo ci ha permesso di acquisire un leggero vantaggio sul momento… abbiamo distanziato il nemico ma naturalmente dopo poche ore anche il nemico si è munito di macchine tecnologiche oscure, cingolate e non… comunque armate di cannoni e mitragliatori gorgheggianti…
Ci stanno alle calcagna… e noi non abbiamo un piano.
Il comandante ritiene che se vogliamo avere una possibilità di salvezza dobbiamo far ritorno alla Libellula Azzurra.
Navarra sostiene che il nostro destino è segnato, che dobbiamo essere pronti alla morte… e che per farlo in modo onorevole dovremo assestare un duro colpo ai nostri nemici… e per questo suggerisce di entrare con l’autoblindo fin dentro la voragine, arrivare al suo vertice inferiore… scendere fino al fondo dell’abisso!
Io sono con lui. Il mio codice d’onore mi impone di vendere cara la pelle, di non fuggire, bensì di guardare dritto negli occhi il mio nemico, per quanto feroce e terribile, e combatterlo fino alla morte.
Nina non mi comprende, dice che siamo pazzi. Lei intende tornare all’astronave e come lei la pensa anche Michail Vov.
Yama non vuole esprimersi invece. Sostiene che eseguirà gli ordini del comandante, qualcunque essi siano.
Martin Forges è provato, ma deve prendere la sua decisione.
Giorno 311 – Sera
La decisione è presa.
Torneremo alla nave, anche se, come obiettato dal mistico, non abbiamo possibilità di decollare con i sensori in sala macchine ancora guasti.
Vov pensa che nel giro di dodici ore dovrebbe riuscire a ripristinare le loro funzioni… anche se non può garantire che saranno tutti a posto. C’è sempre la possibilità di non riuscire a staccarci da terra.
Comunque scendere nell’antro infernale di Nero come proposto da Navarra è fuori discussione, almeno per il comandante.
Fuori, l’esercito del male ci osserva… celato tra le pieghe del buio… SO che ci osserva… che sta aspettando il momento opportuno per colpirci.
Giorno 312
L’autoblindo è esploso.
Siamo usciti appena in tempo… grazie alle percezioni di Navarra… che ha “sentito” un grave pericolo imminente…
Le forze di Krysalis ci hanno bombardato con i loro cannoni oscuri… e non abbiamo avuto alternative… ci siamo fiondati fuori sparando all’impazzata contro le orde demoniache che venivano incontro a noi per massacrarci…
I nostri mitragliatori facevano fuoco a ripetizione mentre fuggivamo lontano, cercando di restare compatti… correndo nella tenebra per sfuggire alla tenebra… vedevo volti scheletrici e putrefatti dinanzi a me, intorno a me, dietro di me… vedevo le loro braccia scarne e armate, sentivo i loro aliti putrescenti… e le loro grida inumane… e sparavo, tenendo il dito sul grilletto così forte da procurarmi un taglio nella pelle… sparavo… e con me sparavano gli altri… Nina, Yama, Michail, Martin, Francisco… i miei compagni. Scriverò i loro nomi per l’ultima volta, credo… ormai è finita.
Correvamo come furie verso un’improbabile salvezza… correvamo mentre la morte ci inseguiva per insaccarci nella sua rete di demoni…
La Libellula Azzurra era laggiù… a mezzo miglio… ma era come se fosse all’altro capo del mondo.
Nina era al mio fianco… mi giravo in continuazione per controllare che fosse viva… dovevo proteggerla… lo sentivo come un dovere imprescindibile… dovevo proteggerla…
Poi qualcosa mi si è parato davanti, una creatura enorme, dalla pelle verde… e gli occhi rossi…
“KRYSALIS!” La voce di Navarra, ha spaccato il buio.
Krysalis mi ha afferrato alla gola e si è girato verso il Mistico.
Navarra ha teso la mano contro il Nefarita e dalle sue dita è scaturito un fulmine elementale che lo ha travolto, trascinando anche me nella caduta.
Immediatamente mi sono ritrovato delle ributtanti cose addosso… cose che non so nemmeno descrivere… mille piedi guizzanti e mille occhi sfolgoranti… e ho sparato all’impazzato, togliendomi di dosso quella marmaglia indefinita…
Poi ho avvertito il dolore… lacerante… alla schiena…
“Bryan!” Era la voce di Nina.
Mi ha raggiunto e mi ha strappato qualcosa di dosso… provocandomi un secondo dolore ancor più lancinante.
In pugno stringeva una peluria nera dalla quale pendeva sgambettando una sorta di piccola scimmia scheletrica…
Le ho puntato contro l’arma e l’ho ridotta in poltiglia.
La ferita alla schiena mi bruciava come non mai…
“Bryan, stai bene?”
No, non stavo bene per niente…
Intorno a noi le tenebre si stavano chiudendo per inghiottirci… illuminate a sprazzi dalle esplosioni di fuoco di Michail Vov e il comandante Forges… e dai bagliori delle due Katane di Yama, che si muoveva come una macchina di morte, colpendo a ripetizione con le sue armi preferite, veloce come non era mai stato in vita sua, accelerato dagli impianti cibernetici installatigili da Maxwell… colpiva e colpiva, fendenti su fendenti… mozzando teste, braccia e gambe… seminando fiumi di sangue nero intorno a sé, urlando come un pazzo… gli occhi di fuori… che esprimevano tutta la rabbia e l’odio che aveva in corpo…
Più in là Navarra fronteggiava di nuovo Krysalis.
“Andatevene!” Sono state le ultime parole del Mistico. “Via! Adesso!”
Non abbiamo esitato oltre.
Ci siamo aperti la strada con una tempesta di fuoco allucinante… tutto mi rimbombava attorno… le luci sfolgoravano come sotto uno strobo intermittente… siamo corsi via… verso la Libellula Azzurra.
Non mi sono mai voltato indietro… nemmeno per guardare Navarra un’ultima volta prima che si sacrificasse per noi.
Quando abbiamo raggiunto l’astronave, siamo penetrati al suo interno seminando cadaveri e sangue… respingendo ogni attacco verso di noi…
Poi, dopo aver tolto di mezzo anche l’ultimo essere che ci sbarrava la strada… una gigantesca esplosione si è levata dal punto dove avevamo lasciato Navarra… e decine e decine di creature del male sono scomparse urlando in un mondo di luce.
Quando è tornato a regnare il buio, noi eravamo già dentro. Al sicuro.
Almeno fino al prossimo attacco.
Giorno 313
“Voleva morire così, eroicamente.”
Nina aveva le lacrime agli occhi.
Eravamo seduti uno di fronte all’altra, nella mia cabina.
Dopo aver ricontrollato tutta la nave alla ricerca di eventuali nemici… e spazzando via con una raffica quei pochi che eravamo riusciti a trovare, ci eravamo ripromessi di stare tutti ognuno per conto proprio, per riposare le forze in attesa del prossimo scontro.
Vov era sceso di sotto per terminare quella dannata riparazione che ci avrebbe permesso di ripartire… Forges sarebbe rimasto in plancia a controllare la situazione esterna… mentre Yama aveva espresso il desiderio di isolarsi per un allenamento “meditativo” che consisteva nel’esecuzione di alcune forme di combattimento corpo a corpo.
Nina ed io invece non volevamo stare soli… ma insieme. Lei ed io.
“E lo è stato.” Le ho detto abbracciandola forte. “Un vero eroe.”
E’ seguito un bacio… l’ultimo.
Poi la voce di Forges ci ha richiamati all’ordine: l’esercito dell’Oscura Simmetria si era ricomposto e stava puntando dritto verso di noi.
Mi sono preso cinque minuti, per scrivere queste ultime righe.
Ora devo andare. Non c’è più tempo…