L’intervista, di Stefano Pastor
La cantina.
Lui è in quella cantina.
La consapevolezza arriva a poco a poco. Questo è il luogo dove, per otto mesi, Umberto Raschi ha sfogato i suoi istinti più bestiali, dove otto bambini sono stati uccisi, dove le sevizie, le violenze e le torture erano all’ordine del giorno. I muri sono impregnati di paura e di dolore. Gli sembra che siano accanto a lui, li sente piangere, lamentarsi.
Ha paura di impazzire. Non c’è nessuno, lo sa di essere solo.
Quando ho cominciato a leggere questo romanzo, mi aspettavo delle cose. Conoscendo l’autore per aver letto altri suoi lavori – sempre e solo racconti – mi aspettavo un buon libro. Certamente non mi sarei aspettato, però, di non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine.
Sì, perché L’intervista è una storia che cattura, forse per la delicatezza del tema trattato, forse per l’abilità di Pastor nel dipanare lentamente una matassa che all’inizio riesce a tenere aggrovigliata ben bene in modo che non si possa comprendere quale sia la verità nascosta nel passato.
Raccontare qui, ora, brandelli di trama, sarebbe un vero peccato. Rovinerebbe la sorpresa.
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