“Abile descrittore di scaglie perturbanti” (parola di Barbara Baraldi)
Ormai è evidente: stiamo assistendo a una “nuova ondata” del fantastico italiano. È rilevante la parte di autori italiani, più o meno affermati, che intingono la penna nel calamaio del fantastico. E sta avvenendo in una generazione trasversale di autori, anagraficamente anche molto distanti gli uni dagli altri. Il genere si sta progressivamente affermando presso i lettori, nonostante la storica diffidenza verso gli autori nostrani.
La costante: una scrittura sempre di alto livello. Come quella di Daniele Picciuti, che con Racconti del sangue e dell’acqua (Bel-Ami edizioni) narra tredici storie inquietanti, da pelle d’oca, di dolore che trasuda dalle pareti, voci che sussurrano nella testa, ricordi pericolosi appiccicati a post-it in un angolo remoto di una casa di bambole, creature demoniache dal nome impronunciabile e impronunciabili orrori quotidiani. Citazionista senza mai essere emulativo, abile descrittore di scaglie perturbanti che emergono dalle sinapsi, Picciuti cala i suoi personaggi in una perfetta e goticissima ambientazione nostrana, a suo agio tra i suoi anfratti come un demone nell’abisso.
La notte chiama (e altre storie), di Luigi Boccia e Nicola Lombardi
Un libro che per metà è La notte chiama e per metà è altre storie.
Luigi Boccia e Nicola Lombardi ci conducono in un incubo frastagliato, ridotto a mosaico per il lettore che deve ricomporre il puzzle.
Troviamo articoli di giornale di un vecchio fatto di sangue (il massacro di Montelupo), appunti deliranti di un direttore d’albergo che cammina sempre più pericolosamente verso l’orlo della follia, note sul taccuino di un parroco capace di intuire un dramma dietro i falsi sorrisi di Fabio Mistretta, e poi focalizzazioni sparse su Lorenza, la cameriera dagli occhi spiritati che prega in solitudine accarezzando un coltello scintillante, e ancora sulla giovane Arianna, sul cui diario annota i dettagli di un segreto che resterà insvelato per anni, e su Michele, il fulcro di tutta la storia, colui che si improvviserà investigatore per arrivare a scoperchiare la verità e riuscire, finalmente, a chiudere il cerchio.
Recensione su Horror Magazine de I Racconti del Sangue e dell’Acqua
Finalista in numerosi concorsi letterari e presente in altrettante antologie di genere, il romano Daniele Picciuti approda alla sua prima antologia personale intitolata I racconti del sangue e dell’acqua: un titolo evocativo che annuncia il “manifesto programmatico” dell’autore, il filo conduttore dei suoi racconti, due elementi classici nella narrativa dell’orrore e due elementi primari dei quali sono fatti tutti gli esseri umani: il sangue e l’acqua.
Introduce l’autore il maestro dell’horror italiano Danilo Arona che fa un’interessante osservazione sulle antologie, come quella di Daniele: “In Italia le antologie vendono assai meno dei romanzi, ma nonostante ciò continuano a uscire, perché sono il termometro che misura lo stato di salute del genere”.
Un genere, quello dell’horror italiano, che è da sempre bistrattato, ma che è vivo, in piena forma e continua a produrre ogni anno nuovi interessanti autori e nuove opere in grado di dare un significativo contributo, come, i racconti di quest’antologia, tutti di buona fattura.
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