Giallo, di Dario Argento
Giallo.
Il Terzo Occhio ha atteso, paziente, il momento giusto per guardare con la sua pupilla dilatata questo film.
Occorreva una certa preparazione.
Troppo era già stato detto.
Dei difetti, della sfortuna, della bassa qualità, della mancata distribuzione nelle sale con uscita direttamente in dvd, del disastro cinematografico in cui è incorso il maestro dell’horror italiano.
Eppure di carte da giocare questo film ne ha.
Adrien Brody, Premio Oscar, convincente nelle sue espressioni da duro dal passato tenebroso, la sigaretta appesa alle labbra, lo sguardo che sa di morte e compassione di fronte all’insistenza disperata della co-protagonista del film, una Emmanuelle Seigner che, nonostante l’età, è ancora bella e dotata del giusto fascino.
Lui, un ispettore che chiamano lupo solitario, perché diverso dagli altri, chiuso, asociale, dal passato tragico, vittima di quel sistema che ora cerca di combattere.
Lei, sorella di una delle vittime del pericoloso serial killer chiamato Giallo (per via dell’itterizia), sempre pronta a rompere le uova nel paniere a Brody, una palla al piede difficile da scollarsi di dosso, che finirà, negli ultimi istanti della pellicola, col prendere a parolacce il nostro eroe solo per aver fatto il suo dovere.
Già, il finale. Attenti agli spoiler.