Intervista a Giuseppe Agnoletti, vincitore del Premio Short Kipple 2011
Dopo la chiusura della webzine “Aculeo”, riporto qui una mia vecchia intervista a Giuseppe Agnoletti.
Kipple Officina Libraria è nota per le numerose iniziative editoriali e per il Premio Kipple per romanzi di fantascienza, nato soltanto nel 2008 ma che ha ottenuto, in ognuna delle tre edizioni tenutesi fino a oggi, vincitori illustri (basti citare il Premio Odissea Clelia Farris e i Premi Urania Francesco Verso e Alberto Cola).
Quest’anno l’officina ha inaugurato il Premio Short Kipple per racconti di genere (erano inclusi l’horror, il fantasy, la fantascienza e relative contaminazioni) che ha visto trionfare a pari merito “Zombie Carpocalypse” di Domenico Mastrapasqua e “Le balene di Maath” di Giuseppe Agnoletti.
Quest’ultimo, occorre precisare, si è piazzato tra i finalisti anche con altri due scritti: “Il maestro delle corde” e “Fiamme nere”.
Di seguito, l’intervista:
Innanzitutto benvenuto in questi lidi, Giuseppe. Noi ci conosciamo da un po’, virtualmente parlando, ma non abbiamo mai chiacchierato insieme. Partiamo con la più classica delle domande: come hai iniziato a scrivere?
Sarebbe facile rispondere: «Con le mani…» ma, scherzi a parte, ho iniziato tardi, molto tardi. Mi ritengo un “creativo”. Mi piace fotografare. Un tempo sviluppavo i negativi in bianco e nero in casa. Suono la chitarra, all’occorrenza me la cavo bene a disegnare, e mi interesso anche di astrologia. Naturalmente leggo. Trovo naturale che a un certo punto io abbia trovato uno sbocco creativo anche nella scrittura, visto che sono introverso e che parlo poco. Tutto quello che entra nel cervello da qualche parte deve pure uscire.
Ci puoi parlare degli altri due racconti finalisti al Kipple? Di cosa parlano?
“Il maestro delle corde” è un racconto noir. Il classico tentativo da parte di un marito di eliminare la moglie, in una maniera del tutto particolare. Il tocco esotico è rappresentato dal bondage giapponese che ricorre per tutta la storia.
“Fiamme nere” è ambientato durante la prima guerra mondiale. Una storia bellica, quindi, ma anche fantastica, visto che uno dei personaggi è un soldato piuttosto particolare. E devo dire che questo tipo mi piace parecchio e forse lo metterò in campo in altre occasioni, chissà…
Sai che ho letto e amo in modo particolare “Le balene di Maath”. Una storia maledetta ma che giudico profonda, in qualche modo epica. Come lo hai concepito?
In un certo senso su ordinazione. Giovanni Buzi, lo scrittore e pittore scomparso nel 2010, mi contattò tempo addietro per chiedermi se mi andava di scrivere una storia a “sfondo omosessuale” per una antologia. Io gli dissi che ci avrei provato. A lui piacque, ma in seguito mi disse che del progetto non se ne sarebbe fatto nulla.
Così ho utilizzato il racconto per altre occasioni e devo dire che si è comportato davvero bene; insomma piace abbastanza.
“Le balene di Maath” è un racconto di fantascienza, ma so che tu, come scrittore, ti senti più incline all’horror. Pensi che i tuoi migliori scritti siano horror?
Domanda difficile perché difficile è auto giudicarsi. Io nasco come scrittore del fantastico, poi ho virato verso l’horror. Tuttavia la mia produzione è multiforme, ci puoi trovare della fantascienza, del comico o del grottesco, spessissimo elaboro racconti con una ambientazione storica. Nel mio DNA c’è il senso del passato in una maniera viscerale; non posso fare a meno di parlarne. Quando vedo una casa abbandonata provo forti emozioni e mi chiedo chi ci possa aver abitato, cosa facevano e come vivevano… e quando accadeva tutto questo?
Tu è un po’ che sei sulla breccia. Che idea ti sei fatto del mercato editoriale in Italia? Si sta creando lo spazio per gli emergenti? Se sì, in che misura?
Poco alla volta mi pare che le cose cambino e che l’endemica esterofilia dalla quale siamo afflitti stia lentamente venendo meno. Tempo fa leggevo che un’altissima percentuale di libri pubblicati vendeva solo una copia…
A livello di concorsi, quali ti senti di consigliare a chi vuole farsi conoscere?
In genere quelli che danno a possibilità di una pubblicazione, magari senza tasse di iscrizione. Oppure quelli che offrono ricchi premi, parlo di 1.000 – 2.000 euro o anche più. Non tanto per il sostanzioso emolumento in palio, ma perché si tratta di manifestazioni dove ci sono parecchi partecipanti. Addirittura so di scrittori che si organizzano in cordate allo scopo di realizzare un racconto di ottimo livello. Bene, vincere una di queste manifestazioni credo possa dare una bella sferzata di vigore alla propria autostima. Un tempo c’erano il Lovecraft e il Robot, ma sono scomparsi da alcuni anni. Tuttavia mi pare che il vecchio premio Lovecraft stia tornando alla ribalta col nome di Premio Algernon Blackwood. Da evitare quelli che richiedono una grossa somma per l’iscrizione e offrono come premio l’antologia del concorso, magari realizzata da un ente quasi sconosciuto e con visibilità praticamente zero.
Ci sono poi le selezioni della Delos, tramite il forum della WMI. Hanno realizzato un’antologia di racconti erotici, adesso sono in corso le selezioni per un’antologia horror e per 50 racconti brevi da pubblicare in uno speciale della rivista dedicato alla fantascienza.
Molto duri sono il Circo Massimo e il RiLL; ovviamente parlo di concorsi per letteratura di genere, non mainstream.
Le maggiori soddisfazioni che hai ottenuto in questo campo? Qualche pubblicazione di cui ti senti di parlare?
L’antologia “L’altalena”, pubblicata da Edizioni XII in collaborazione con la Tela Nera e nella quale ho piazzato ben tre racconti. E le numerosissime altre raccolte nelle quali sono presente fra cui, prossimamente, quella del Premio Short Kipple, dove riesco a bissare la triplice presenza. Peccato che io non riesca a darmi da fare per il grande balzo con un romanzo.
A livello di letture , quali sono a tuo avviso le pietre miliari che uno scrittore emergente – di genere – dovrebbe aver letto?
Ognuno ha i propri gusti, pietre miliari ce ne sono a bizzeffe. Dico qualche titolo a caso: Il Club Dumas, di A.P. Reverte; Il Nome della Rosa, di U. Eco; I pilastri della Terra di K. Follet; Il ciclo della Fondazione di Asimov e tantissimi altri. Non bisogna mai smettere di leggere.
Negli ultimi tempi leggo i romanzi di Mauro Corona, quello del Vajont; molto belli, riescono a trasmettere in maniera notevole quel senso del passato a cui mi riferivo prima.
Parlando di emergenti, c’è qualche libro che vuoi consigliare ai lettori di Aculeo?
Sì, volentieri. Ne approfitto per consigliare il lavoro di uno scrittore emergente che mi ha impressionato: “Il diciottesimo vampiro”, di Claudio Vergnani. Un esordio col botto è dire poco. Un libro che ho divorato dalla prima all’ultima pagina. Davvero eccellente, credetemi. Un libro che dimostra come certi nostri autori nulla abbiano da inviare agli americani.
Infine, la domanda delle domande: cosa pensi dell’editoria a pagamento?
Tutto il male possibile. Fra l’altro è anche una cosa piuttosto stupida. Se uno davvero ci tiene ad avere il proprio nome sulla copertina di un libro da distribuire a parenti e amici ha ben altre strade, più economiche e soddisfacenti.
1) Autoprodursi il proprio volume in casa, l’unica problematica è poi farlo rilegare.
2) Commissionare a una tipografia tutto il lavoro.
3) Rivolgersi ai siti che producono volumi in digitale.
“Già, ma chi mi distribuirà il libro?” Non è un problema, perché l’editore a pagamento farà solo finta di distribuire il tuo, in realtà non accadrà MAI.
Un sentito grazie a Giuseppe Agnoletti per la sua disponibilità e un doveroso in bocca al lupo per la sua carriera.
Il Signore del Canto, di Andrea Franco
Immaginare una società fondata sul canto, ove la magia stessa nasce e vive attraverso la voce dei musicanti, e riuscire a rendere credibile questo sistema, non è impresa semplice, ma Andrea Franco sembra riuscirci appieno. La storia, semplice e cristallina, è una storia d’amore che non anela a rappresentare l’ennesimo tentativo di salvare il mondo da parte del bene in lotta contro il male. Non c’è nulla di tutto questo nel breve romanzo pubblicato da DelosBooks, e ne siamo lieti, perché ciò che Franco ci racconta è qualcosa di lieve, che deve essere lieve, ma anche di profondamente sentito. Non si può non arrivare all’ultima pagina con una sensazione agrodolce che ci fa assaporare la chiusura pensando di aver letto qualcosa di buono, di cui rimane un ricordo piacevole.
La vicenda narra di come Jamis, giovane di’erendis (musicante, appunto) cerchi di salvare la sua amata èlhear, scelta per essere la futura hel’erendis (Signora del Canto, indiscussa autorità del mondo di al’ajiss) da un destino che altrimenti li separerà per sempre. La hel’erendis in carica, l’austera Halaedris, si oppone con tutte le sue forze alla sfrontatezza del giovane, nel tentativo di preservare l’equilibrio di un sistema che da secoli tiene fuori gli uomini dalle alte cariche di governo, al fine di mantenere la pace nel mondo. Equilibrio che Jamis incrinerà fino al punto di rottura. Ma l’amore per la sua bella è tale da spingerlo a prendere una decisione che finirà per sorprendere la stessa Halaedris.
Il romanzo, che conta poco più di cento pagine, è un viaggio che il lettore fa volentieri assieme a Jamis, col quale empatizza immediatamente. D’altronde, nella storia della letteratura, gli amori difficili sono da sempre tra i topoi di maggior successo, basti pensare a grandi classici quali I promessi sposi di Alessandro Manzoni o a Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Naturalmente qui siamo in ambito fantasy, ma il concetto di topoi abbraccia qualunque genere letterario, senza eccezione.
È una lettura che ci sentiamo di consigliare quindi, senza naturalmente avere grosse pretese, non tanto per la qualità – che c’è ed è indubbia – quanto per i contenuti che, a causa della brevità dell’opera, non arrivano a incidere quanto invece avrebbero potuto in uno spazio di pagine più ampio.
Non lasciarmi, di Mark Romanek
Il Terzo Occhio nasce come rubrica sul nero. Recensioni su libri e film che trattino di genere noir, horror, giallo e thriller. Tutto ciò che è nero, nel più ampio significato del termine, finisce sotto lo sguardo spietato della sua pupilla.
A volte accadono miracoli. Eccezioni alla regola. Che diventano regola esse stesse. Perché un film come questo, che sfiora la fantascienza pur non essendo tale, che sussurra al dramma pur rappresentando, allo stesso tempo, una pellicola di formazione, di crescita; un film come questo, dicevo, non può passare inosservato.
Cosa c’è di più nero della crudeltà di una società capace di creare esseri umani al solo scopo di utilizzarli come donatori di organi per le persone “normali”? La disumanità di questo sistema è letale. L’umanità di questi personaggi, impotenti di fronte al mondo in cui vivono, non può non lasciare uno strascico di tristezza che pervade il film dall’inizio alla fine.
Il senso di devastazione interiore dei tre protagonisti, interpretati in modo esemplare da Carey Mulligan – anche io narrante della storia – Andrew Garfield e Keira Knightley (guardatela su questo film e venitemi a dire che non sa recitare!), dirompe attraverso gli sguardi, i silenzi, le domande senza risposta, le scioccanti rivelazioni che ne determinano le scelte – giuste o sbagliate – fino allo struggente finale.
Daniele Picciuti intervistato da Marilù Oliva
Ebbene sì.
Raramente si ha l’onore di essere intervistati da una scrittrice del calibro di Marilù Oliva. Bravissima a orchestrare parole ed emozioni nei libri che vedono protagonista la Guerrera, Marilù ha avuto il “fegato” di intervistare uno squilibrato come il sottoscritto.
Di seguito potete leggere le prime tre domande, giusto per darvi un assaggio. Il resto lo trovate qui, sul Blog di Marilù.
Le tue origini
Trentotto anni fa nasceva a Roma un bambino come tanti. Come tanti, crescendo, si rendeva conto di quanto fosse difficile la vita. I primi problemi. Le prime responsabilità.
I primi esami, a scuola e nel quotidiano. Forse è per questo che la fantasia, la creatività, le sento innate in me. Mi sono cresciute dentro per accompagnarmi in questo difficile cammino che è l’esistenza, mi hanno spronato, protetto. La mia origine è, forse, tra le nuvole e il sogno.
Il tuo rapporto con la scrittura
Cambia di continuo. Si evolve. Imparo ogni giorno cose nuove, affino il mio stile, gioco con le parole e con le immagini, soprattutto mi diverto. La scrittura è mia compagna. L’evoluzione materiale di quella creatività di cui parlavo.
“I racconti del Sangue e dell’Acqua” è il tuo libro edito da Bel-Ami edizioni. Perché hai scelto proprio sangue e acqua, due elementi così evocativi? Cosa rappresentano?
Sono gli elementi alla base della vita. Beh, elementi “visibili”, altrimenti dovrei scomporli fino ai minimi termini (molecole e quant’altro). Ho volutamente utilizzato il sangue e l’acqua per realizzare la raccolta. Nell’immaginario comune, il sangue è già rappresentativo del genere horror. La “perdita” di sangue rappresenta la morte. Lo splatter, il pulp ci insegnano che quanto più rosso spargiamo tra le pagine (o sullo schermo, al cinema), quanto più inquietiamo il lettore (o lospettatore). L’acqua? È mistero. Basti pensare alle profondità oceaniche, a quel che celano. Segreti. Creature nascoste. Incubi. L’immaginazione corre. Potremmo dire che dall’acqua emergono gli orrori che spargono sangue all’interno del libro. Anche se non è – solo – propriamente così. Il libro è diviso in due cicli, sangue e acqua. Ogni titolo ha un suo sottotitolo che conduce a quello seguente fino all’ultimo in cui questo doppio ciclo si riunisce formandone uno. Unico e infinito. Come diceva qualcuno “nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma”.
Il Grande Notturno (di Ian Delacroix)
Attratto dalla suggestiva copertina di Diramazioni (vedi intervista su Knife 3) e dalla stimolante presentazione in quarta di copertina, il Terzo Occhio ha affrontato la lettura di questo libro colmo di aspettative. Non tutte, però, sono state soddisfatte.
Cominciamo col dire che a Ian Delacroix piace giocare.
Gioca con le fiabe (il riferimento iniziale al Pifferaio di Hamelin è dichiarato), con i titoli dei capitoli (ognuno è una citazione ben precisa, letteraria e/o cinematografica), con la struttura della storia (saltare da contenuti horror a quelli fantasy, passando per le leggende nordiche, non è cosa da poco), coi personaggi (visto che non sembra esserci un vero protagonista se non la storia – anzi la leggenda – stessa) e con il lettore, al quale fa gustare ogni volta sapori, odori e sensazioni diverse.
Ma tutto questo, badate bene, ha un prezzo. E il prezzo è, paradossalmente, proprio ciò che dovrebbe avere la precedenza su ogni altra cosa: l’attenzione del lettore.
Wonder Horror Artist Show
Ritorna l’appuntamento all’insegna dell’horror al Sard Wonder, locale che si trova nel quartiere San Lorenzo in via dei Volsci 5.
Il Sard Wonder e la Collana Horror Projectdella casa editrice UniversItalia, sono lieti di invitarvi al The Wonder Horror Artist Show (volume II) mercoledi 7 marzo: una serata di brividi con le presentazioni di I racconti del Sangue e dell’Acqua (Daniele Picciuti) – Licantropi – I figli della luna (Luigi Boccia e Simonetta Santamaria) – La Progenie del Diavolo (Giuliano Giacomelli e Lorenzo Giovenga) – Vloody Mary (Paolo Di Orazio).
I racconti del Sangue e dell’Acqua
Un viaggio nell’Italia misteriosa attraverso un doppio ciclo vitale. Il sangue, linfa dell’uomo e di ogni creatura animale, e l’acqua, fonte prima dell’esistenza di ogni forma di vita sulla Terra. Tredici storie si dipanano sospese tra la realtà e l’incubo, a volte trasformando le paure e le debolezze umane in vicende a tinte cupe, dal sapore lovecraftiano, a volte strisciando attraverso le tare della mente – giocando con le apparenze – fino a sviscerare i mali dell’anima. A volte semplicemente mostrando ciò che è nascosto, ciò che l’uomo non può o non vuole vedere.
Licantropi – I figli della luna
Licantropi – I figli della luna, è uno splendido saggio scritto a quattro mani da Luigi Boccia (attualmente direttore responsabile della versione italiana di Weird Tales) e Simonetta Santamaria (definita dal giornale Repubblica una delle signore della suspense made in Naples).
Il libro è stato pubblicato nell’ottobre 2011 dalla casa editrice Gremese per la collana Storia e Leggende (nella stessa collana sono presenti interessanti saggi come Vampiri, Case stregate e Il libro dei mostri).
All’interno di questo volume viene analizzata la figura del licantropo a 360°, attraverso dodici capitoli; nella prima parte vengono approfonditi leggende e miti legati a questa creatura, svelando segreti e misteri sulle origine storiche, rispondendo a domande come “la licantropia esiste veramente?”, “come si diventa lupi mannari?” e “quando avviene la loro trasformazione?”.
Nella seconda parte, invece, gli autori si concentrano sull’importanza che la figura del licantropo ha avuto nel cinema (chiaramanete non possono mancare citazioni di film cult come Un lupo mannaro americano a Londra e Voglia di vincere), nella letteratura, nei fumetti e anche nella musica.
La Progenie del Diavolo
Il film diretto da Giacomelli e Giovenga uscirà il prossimo 5 marzo in una preziosa edizione limitata da collezione che comprende, oltre al film e ai contenuti extra, anche un esclusivo booklet di ben 56 pagine che tra approfondimenti e interviste agli autori, cerca di dare una panoramica completa sul film.
La sinossi ufficiale de La Progenie del Diavolo: Emiliano Saudato (Emiliano De Magistris) è uno scrittore di successo alle prese con il suo nuovo best-seller: un saggio sulle leggende popolari italiane mirato a scoprire il confine tra leggenda e realtà. Si reca alla volta di Murgelaseme, un piccolo paese nelle Marche, per cercare informazioni sulla leggenda del “Seme di Dio”, un’antica credenza della comunità che sembra aver avuto origine nel secondo dopo guerra a seguito di una violenta carestia che ha decimato raccolto e bestiame.
Lo scrittore, giunto in paese, troverà solamente l’ostilità e l’omertà dei paesani che non gradiscono la curiosità dell’uomo. Saudato, pronto a tutto pur di trovare le informazioni che cerca, verrà a capo di una tremenda verità, scoprendo che dietro ogni leggenda c’è sempre un fondo di realtà…una spaventosa realtà
Vloody Mary
Ce n’è veramente per tutti i gusti in questo libro dove il rosso del sangue e il nero della notte si fondono in colori cromatici che annebbiano la mente del lettore conducendolo in un universo paranormale tra le vie della capitale. Da cardiopalma gli episodi che si susseguono come scene filmiche. I protagonisti si avvicendano sullo “schermo” della mente con una velocità ritmica e incalzante. Con maestria l’autore snoda le storie attigue e contemporaneamente separate di ogni personaggio creando un mosaico che, tassello dopo tassello, aiuta il lettore a costruire il puzzle della storia.
A seguire: performance dal vivo di Vloody Mary VMj, l’essenza cartacea del libro di Paolo Di Orazio, che si esibirà al Sard Wonder e infiammerà la consolle con il suo djset.
Evento in collaborazione con http://www.horrormovie.it – UniversItalia – Weird Tales – Nero Film – Nero Cafè
Fonte: http://www.horrormovie.it
L’evento si svolgerà il 7 marzo 2012, dalle ore 20 al Sard Wonder. Il locale è in Via Dei Volsci n°5 a Roma, nella zona di San Lorenzo.