Archivio | luglio 2008

Ultimo aggiornamento

Giorno 319
Ho deciso di terminare questo Giornale di Bordo dopo una lunga riflessione. Mi sembrava giusto farlo.
Era doveroso… nei confronti di tutti.
Bryan vorrebbe così.
Il giorno dell’ultimo attacco… io ero di sotto, in sala macchine, a lottare contro il tempo per aggiustare il pannello di controllo delle funzioni di volo… quando la voce del comandante negli altoparlanti ha annunciato che eravamo sotto attacco.
Ho fatto più in fretta che ho potuto, mentre la nave vibrava sotto i colpi del nemico… ormai mancava così poco… ma quando finalmente ero certo di avercela fatta, ho scoperto con rammarico che il programma di decollo era irrimediabilmente compromesso… non solo… che i motori non erano in grado di orientarsi per il decollo neppure manualmente…
Potevamo volare, virare e atterrare, ma NON POTEVAMO IN ALCUN MODO DECOLLARE.
Sono corso su con la rabbia in corpo… ma in plancia non ho trovato nessuno.
Sentivo gli spari riecheggiare nell’astronave, ma non capivo da dove provenissero… poi ho guardato lo schermo che inquadrava l’esterno… e ho visto laggiù, spalla contro spalla, Bryan McCall e Yama Watanabe, che fronteggiavano l’intero esercito dell’Oscurità come due martiri pronti al sacrificio.
Sono corso fuori anch’io, incontrando i seguaci di Krysalis nella mia corsa, e ho aperto il fuoco più volte, stroncando ogni forma di non-vita che mi si parava davanti.
Quando sono arrivato all’esterno, Nina mi è arrivata addosso gemendo e siamo crollati insieme al suolo.
Krysalis è emerso dal buio, sovrastandoci con un ghigno beffardo… e d’istinto ho alzato l’arma sparandogli contro.
L’espressione sorpresa del Nefarita non la scorderò mai… come non scorderò mai il pezzo di faccia che gli ho strappato via dall’osso del cranio… mandandolo riverso al suolo, lontano da noi.
Nina aveva una profonda ferita su un fianco, era pallida e nei suoi occhi vedevo il nero fondo della sua anima disperata…
“Bryan!” Ha detto aggrappandosi a me per tirarsi in piedi. “Dobbiamo aiutarlo!”
L’ho sorretta, alzandomi a mia volta e cercando Krysalis con lo sguardo.
Era scomparso.
Guardando verso Yama e Bryan, mi sono reso conto di quanto fossero in pericolo…
Li sentivo urlare e sparare come se stessero scaricando sul nemico tutta l’oscurità che avevano assimilato in quell’anno di convivenza con i loro incubi…
Yama e Bryan, di nuovo insieme, fianco a fianco, dopo tanto tempo passato in conflitto…
Non sapevo se si fossero parlati o meno, se Yama avesse perdonato l’amico per quello che gli aveva fatto, se Bryan avesse perdonato se stesso per lo stesso motivo… sapevo solo che vederli là, statuari contro un esercito di Legionari Benedetti… mi faceva sentire fiero di appartenere a quel gruppo.
“Vov!” La voce del comandante.
Forges era affacciato dalla soglia del portello dell’astronave e indicava un punto al di là della prima schiera dell’ersecito di Krysalis.
Io e Nina abbiamo seguito la direzione indicataci… e lo abbiamo visto, Francisco Navarra, alto e fiero, coperto di sangue dalla testa ai piedi… che si trascinava dietro il cadavere di un legionario…
“SALITE A BORDO!” Ha urlato con la forza della mente. “ADESSO!”
Come se una volontà estranea si fosse impossessata di me, mi sono voltato di scatto verso la Libellula Azzurra.
Navarra VOLEVA che salissimo a bordo. Non capivo perché… ma sapevo che dovevamo obbedire.
Nina mi ha guardato con un’espressione sofferta e capivo che voleva restare… per Bryan.
Mi sono girato di nuovo per cercare lui e Yama e li ho visti ancora più imperanti di prima… che combattevano con le loro spade, corpo a corpo… e questo significava che avevano finito tutti i colpi dei loro mitragliatori.
Non avrebbero resistito a lungo… e in ogni caso, noi non saremmo riusciti a raggiungerli in tempo… almeno così credevo.
Poi Krysalis è emerso dalla folla urlante, avventandosi sui due combattenti.
“SALITE HO DETTO!” Di nuovo la voce mentale di Navarra. “STO PER MORIRE… MA POSSO ANCORA SALVARVI! SALITE, ADESSO!”
Non ho potuto fare a meno di obbedire.
Sono salito a bordo, come ordinato dal Mistico… e Nina è salita con me, fermandosi sulla soglia a guardare gli ultimi sprazzi della battaglia.
Bryan e Yama stavano combattendo contro Krysalis… che nonostante avesse mezza faccia in frantumi si muoveva come una furia… abbattendo la sua arma da taglio, una sorta di ascia bipenne che sfolgorava di rosso ad ogni colpo, come se stesse brandendo uno stiletto… e così ho visto Yama crollare sotto l’ultimo attacco, il petto squarciato in pieno… e ho sentito Bryan gridare…
In quel momento Navarra si è come illuminato di una luce dorata abbagliante… e la Libellula Azzurra ha cominciato a tremare… e ha sollevarsi da terra.
“Ci sta facendo decollare!” Ha esclamato Forges, con le lacrime agli occhi. “GRAZIE, NAVARRA! GRAZIE!”
Ho guardato Nina.
Anche lei piangeva… ma le sue non erano lacrime di gioia.
Guardava Bryan lottare con tutte le sue forze contro Krysalis… e sentivo il suo dolore farsi più grande ad ogni istante che eravamo più lontani da terra…
“NINAAAAA!”
Il grido riecheggiante di Bryan è risuonato per tutta la vallata rocciosa… e d’istinto ho guardato giù, verso di lui… i miei occhi fissi sul bagliore nel buio della sua spada che si abbatteva sul collo di Krysalis e gli mozzava la testa demoniaca dal corpo…
E poi l’URLO, unico e devastante… di tutti i Legionari Urlanti e di quelli Benedetti… un urlo così inumano e devastante da scuotere l’astronave stessa e l’aria che respiravamo…
“BRYAN!” La voce di Nina era spezzata dal dolore.
E’ bastato un battito di ciglia, poi Bryan è scomparso, sepolto sotto l’orda demoniaca… e con lui anche Navarra.
La Gabbia della Dannazione, viva sotto di noi ha iniziato a vibrare anch’essa… fino a che un’onda di fuoco non è emersa dal buio al suo interno, divorando la sua stessa struttura… come se la morte di Krysalis avesse innescato una sorta di processo di autodistruzione…

I motori hanno rullato e girandomi mi sono accorto che Forges non c’era.

Il portello ha iniziato a richiudersi e ho tirato dentro Nina.

Poi il comandante ci ha portato via, lontano dalla voragine e da Nero… e un istante dopo la Gabbia della Dannazione esplodeva con una deflagrazione che ci ha sospinti in avanti come foglie in balia della tempesta. Per un attimo Forge ha perso il controllo della nave… ma grazie alla sua abilità è poi riuscito a riacquistare l’assetto di volo, sfrecciando fuori dall’orbita del pianeta oscuro una volta per tutte.
Oggi è una settimana che siamo partiti e il viaggio è ancora lungo.
Tuttavia man mano che ci allontaniamo, gli influssi negativi di Muawijhe diminuiscono e i nostri sonni sono più tranquilli.
L’obiettivo originario… trovare e richiudere il Sigillo Oscuro… è ormai lontano quanto una follia. Essere arrivati su Nero ed esserne usciti ancora vivi è già un autentico miracolo…

Ne siamo usciti vivi… noi tre, ma non indenni.

Nina è distrutta.

Molto più di me e Forges, credo. In fondo è l’unica superstite della missione originaria, ha attraversato un inferno lungo quasi un anno… e l’unica cosa che aveva guadagnato da questa storia – l’amore di Bryan – le è stato strappato all’ultimo momento, senza pietà.
Ma deve essere fiera di lui… di lui, di Yama e Navarra… che si sono sacrificati per permettere a noi di vivere.
Io non li dimenticherò mai.

MICHAIL VOV

GIORNALE DI BORDO – ULTIMO AGGIORNAMENTO

 

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Ultimi giorni su Nero

 

Giorno 311
Va un po’ meglio adesso.
Ho recuperato la lucidità necessaria a scrivere le ultime pagine di questo Giornale. Ormai non abbiamo più scampo…
Essere saliti sull’autoblindo cercando la salvezza all’esterno… è stato il nostro più grande errore.
Tuttavia sul momento, eravamo certi che se fossimo rimasti sull’astronave avremmo finito per soccombere… troppe erano quelle creature senza nome… TROPPE.
Muoverci con l’autoblindo ci ha permesso di acquisire un leggero vantaggio sul momento… abbiamo distanziato il nemico ma naturalmente dopo poche ore anche il nemico si è munito di macchine tecnologiche oscure, cingolate e non… comunque armate di cannoni e mitragliatori gorgheggianti…
Ci stanno alle calcagna… e noi non abbiamo un piano.
Il comandante ritiene che se vogliamo avere una possibilità di salvezza dobbiamo far ritorno alla Libellula Azzurra.
Navarra sostiene che il nostro destino è segnato, che dobbiamo essere pronti alla morte… e che per farlo in modo onorevole dovremo assestare un duro colpo ai nostri nemici… e per questo suggerisce di entrare con l’autoblindo fin dentro la voragine, arrivare al suo vertice inferiore… scendere fino al fondo dell’abisso!
Io sono con lui. Il mio codice d’onore mi impone di vendere cara la pelle, di non fuggire, bensì di guardare dritto negli occhi il mio nemico, per quanto feroce e terribile, e combatterlo fino alla morte.
Nina non mi comprende, dice che siamo pazzi. Lei intende tornare all’astronave e come lei la pensa anche Michail Vov.
Yama non vuole esprimersi invece. Sostiene che eseguirà gli ordini del comandante, qualcunque essi siano.
Martin Forges è provato, ma deve prendere la sua decisione.

Giorno 311 – Sera
La decisione è presa.
Torneremo alla nave, anche se, come obiettato dal mistico, non abbiamo possibilità di decollare con i sensori in sala macchine ancora guasti.
Vov pensa che nel giro di dodici ore dovrebbe riuscire a ripristinare le loro funzioni… anche se non può garantire che saranno tutti a posto. C’è sempre la possibilità di non riuscire a staccarci da terra.
Comunque scendere nell’antro infernale di Nero come proposto da Navarra è fuori discussione, almeno per il comandante.
Fuori, l’esercito del male ci osserva… celato tra le pieghe del buio… SO che ci osserva… che sta aspettando il momento opportuno per colpirci.

 

 

Giorno 312
L’autoblindo è esploso.
Siamo usciti appena in tempo… grazie alle percezioni di Navarra… che ha “sentito” un grave pericolo imminente…
Le forze di Krysalis ci hanno bombardato con i loro cannoni oscuri… e non abbiamo avuto alternative… ci siamo fiondati fuori sparando all’impazzata contro le orde demoniache che venivano incontro a noi per massacrarci…
I nostri mitragliatori facevano fuoco a ripetizione mentre fuggivamo lontano, cercando di restare compatti… correndo nella tenebra per sfuggire alla tenebra… vedevo volti scheletrici e putrefatti dinanzi a me, intorno a me, dietro di me… vedevo le loro braccia scarne e armate, sentivo i loro aliti putrescenti… e le loro grida inumane… e sparavo, tenendo il dito sul grilletto così forte da procurarmi un taglio nella pelle… sparavo… e con me sparavano gli altri… Nina, Yama, Michail, Martin, Francisco… i miei compagni. Scriverò i loro nomi per l’ultima volta, credo… ormai è finita.
Correvamo come furie verso un’improbabile salvezza… correvamo mentre la morte ci inseguiva per insaccarci nella sua rete di demoni…
La Libellula Azzurra era laggiù… a mezzo miglio… ma era come se fosse all’altro capo del mondo.
Nina era al mio fianco… mi giravo in continuazione per controllare che fosse viva… dovevo proteggerla… lo sentivo come un dovere imprescindibile… dovevo proteggerla…
Poi qualcosa mi si è parato davanti, una creatura enorme, dalla pelle verde… e gli occhi rossi…
“KRYSALIS!” La voce di Navarra, ha spaccato il buio.
Krysalis mi ha afferrato alla gola e si è girato verso il Mistico.
Navarra ha teso la mano contro il Nefarita e dalle sue dita è scaturito un fulmine elementale che lo ha travolto, trascinando anche me nella caduta.
Immediatamente mi sono ritrovato delle ributtanti cose addosso… cose che non so nemmeno descrivere… mille piedi guizzanti e mille occhi sfolgoranti… e ho sparato all’impazzato, togliendomi di dosso quella marmaglia indefinita…
Poi ho avvertito il dolore… lacerante… alla schiena…
“Bryan!” Era la voce di Nina.
Mi ha raggiunto e mi ha strappato qualcosa di dosso… provocandomi un secondo dolore ancor più lancinante.
In pugno stringeva una peluria nera dalla quale pendeva sgambettando una sorta di piccola scimmia scheletrica…
Le ho puntato contro l’arma e l’ho ridotta in poltiglia.
La ferita alla schiena mi bruciava come non mai…
“Bryan, stai bene?”
No, non stavo bene per niente…
Intorno a noi le tenebre si stavano chiudendo per inghiottirci… illuminate a sprazzi dalle esplosioni di fuoco di Michail Vov e il comandante Forges… e dai bagliori delle due Katane di Yama, che si muoveva come una macchina di morte, colpendo a ripetizione con le sue armi preferite, veloce come non era mai stato in vita sua, accelerato dagli impianti cibernetici installatigili da Maxwell… colpiva e colpiva, fendenti su fendenti… mozzando teste, braccia e gambe… seminando fiumi di sangue nero intorno a sé, urlando come un pazzo… gli occhi di fuori… che esprimevano tutta la rabbia e l’odio che aveva in corpo…
Più in là Navarra fronteggiava di nuovo Krysalis.
“Andatevene!” Sono state le ultime parole del Mistico. “Via! Adesso!”
Non abbiamo esitato oltre.
Ci siamo aperti la strada con una tempesta di fuoco allucinante… tutto mi rimbombava attorno… le luci sfolgoravano come sotto uno strobo intermittente… siamo corsi via… verso la Libellula Azzurra.
Non mi sono mai voltato indietro… nemmeno per guardare Navarra un’ultima volta prima che si sacrificasse per noi.
Quando abbiamo raggiunto l’astronave, siamo penetrati al suo interno seminando cadaveri e sangue… respingendo ogni attacco verso di noi…
Poi, dopo aver tolto di mezzo anche l’ultimo essere che ci sbarrava la strada… una gigantesca esplosione si è levata dal punto dove avevamo lasciato Navarra… e decine e decine di creature del male sono scomparse urlando in un mondo di luce.
Quando è tornato a regnare il buio, noi eravamo già dentro. Al sicuro.
Almeno fino al prossimo attacco.

 

Giorno 313
“Voleva morire così, eroicamente.”
Nina aveva le lacrime agli occhi.
Eravamo seduti uno di fronte all’altra, nella mia cabina.
Dopo aver ricontrollato tutta la nave alla ricerca di eventuali nemici… e spazzando via con una raffica quei pochi che eravamo riusciti a trovare, ci eravamo ripromessi di stare tutti ognuno per conto proprio, per riposare le forze in attesa del prossimo scontro.
Vov era sceso di sotto per terminare quella dannata riparazione che ci avrebbe permesso di ripartire… Forges sarebbe rimasto in plancia a controllare la situazione esterna… mentre Yama aveva espresso il desiderio di isolarsi per un allenamento “meditativo” che consisteva nel’esecuzione di alcune forme di combattimento corpo a corpo.
Nina ed io invece non volevamo stare soli… ma insieme. Lei ed io.
“E lo è stato.” Le ho detto abbracciandola forte. “Un vero eroe.”
E’ seguito un bacio… l’ultimo.
Poi la voce di Forges ci ha richiamati all’ordine: l’esercito dell’Oscura Simmetria si era ricomposto e stava puntando dritto verso di noi.
Mi sono preso cinque minuti, per scrivere queste ultime righe.
Ora devo andare. Non c’è più tempo…

Quarantacinquesima settimana – Nero

Giorno 304
Stamattina mi sono alzato presto… sono andato in plancia e ho visto Yama, fisso di fronte allo schermo che guardava fuori.
Aveva un’espressione vuota… e le sue labbra recitavano una qualche silenziosa preghiera…
Mi sono avvicinato e udendo i miei passi è tornato in sé.
Gli ho domandato se c’era qualcosa che non andava, ma mi ha risposto bruscamente di no e si è dileguato in un istante.
Fuori, c’era solo il buio…
Intanto Vov e Forges stanno lavorando al pannello. Il comandante è pessimista, secondo lui abbiamo ben poche speranze di ripararlo.
La possibilità che resteremo qui in eterno aleggia su di noi come un’ombra…
Ho i brividi solo a pensarci.

 

Giorno 305
Terra bruciata, rocciosa, scura… e sopra passi che si avvicinano… asce e spade che vibrano, cannoni informi che sparano… occhi rossi che scrutano… e urla, di battaglia… atroci e assillanti… che riecheggiano fino alla fine del cielo…
Poi il soffitto della mia cabina.
GLI INCUBI SONO TORNATI.
Non ne volevo parlare con nessuno… temevo fosse una cosa soltanto mia… ma sbagliavo. Navarra ci ha radunati in plancia e ci ha chiesto se avevamo sognato tutti.
A malincuore, ognuno di noi ha risposto di SI.
Allora ci ha mostrato quello che sta accadendo fuori…
E abbiamo visto… la Reliquia Oscura… APERTA.
E non solo.
Era DIVERSA… non più un cubo perfettamente sigillato… ma qualcosa di più imperfetto… le quattro pareti piegate verso l’esterno in modo da formare un’ellisse… inoltre le pareti non erano più piatte, ma in rilievo come se una parte di esse si stesse staccando dal resto della superficie… e la porta spalancata era rivolta verso di noi e mostrava un’incisione mai vista prima… che ricordava vagamente un teschio umano…
Non erano visibile creature né dentro né intorno alla Reliquia… ma sapevamo che presto sarebbe accaduto qualcosa.
Avevamo ragione, ma non è comparso nessuno.
Quello che invece è successo… è che la cassaforte ha continuato a mutare… e lo sta ancora facendo… si sta trasformando in qualcosa di diverso da prima… in qualcosa di oscuro… si sta EVOLVENDO…

 

Giorno 306
La mutazione continua… questa mattina la cassaforte era diventata qualcosa di completamente diverso… di oscuro…
Il cubo non esisteva più… al suo posto troneggiava un’immensa intelaiatura sferica… una gabbia… che prendeva forma da un nucleo centrale rappresentato da un teschio demoniaco che emanava una sensazione di allucinante angoscia…
Anche l’elevatore era scomparso… inghiottito, assimilato o Dio sa cosa in qualche modo misterioso dalla Reliquia Oscura che, anche attraverso lo schermo, sembrava intimarci di non osare nulla contro di essa… perché altrimenti l’avremmo pagata sulla nostra pelle…
“Il contatto con Nero l’ha riportata al suo antico aspetto…” ha commentato Navarra, impietrito di fronte a quello spettacolo “La Reliquia è una gabbia… una prigione forse…”
“Una gabbia per le anime…” ha aggiunto Nina, sorprendendo tutti. “Se pensiamo a ciò che ha fatto per tutto il tempo in cui è stata con noi… si potrebbe dire che è questo che rappresenta… che E’.”
Eravamo sconcertati… ma la supposizione di Nina poteva essere, a pensarci bene, la soluzione più vicina alla verità che eravamo riusciti a trovare finora.
Il pomeriggio non ha riservato sorprese… il pannello in sala macchine è ancora fuori uso… e tutti noi samo sempre più convinti che questa lunga attesa comporterà, entro breve tempo… un avvenimento straordinario e terribile, che sconvolgerà per sempre le nostre vite.
Non sappiamo quando… ma il domani è per noi un’aspettativa di vita fin troppo ottimistica… un’utopia.
Il domani, non è mai stato così lontano.

 

Giorno 307
Nascosta in un doppio fondo della dispensa nel reparto cucine, ho trovato una bottiglietta di whisky.
Un’autentica bottiglietta di whisky!!!
Ignoro completamente chi possa esserne il propietario, ma non mi sono fatto scrupoli di alcun genere nell’aprirla e berne un’ampia sorsata.
L’ho poi rimessa al suo posto, nel caso qualcuno si accorgesse della sua scomparsa…
Sarà il mio piccolo segreto.
Ma dopo un anno di acqua… un whisky mi è parsa la cosa più bella che potessi trovare a bordo…
Tuttavia questa lunga astinenza da alcool deve avere ridotto la mia solita soglia di resistenza, perché un’ora dopo dormivo profondamente nella mia cabina.
E’ venuta a svegliarmi Nina… ed è stato un risveglio eccitante…
Ho aperto gli occhi in preda a un piacere indescrivibile… a uno stato di ebbrezza sessuale devastante… e l’ho vista, lei, nuda come nudo ero io… piegata sopra di me per regalarmi l’estasi…
Non andrò oltre.
L’alcool dev’essere ancora in circolo dentro di me perchè mi fa scrivere cose intime che normalmente non scriverei.
Meglio continuare domani.

 

Giorno 308
Avete mantenuto la vostra promessa… ve ne sono grato. La Gabbia della Dannazione è tornata a casa grazie a voi… e questo è un passo importante in base al quale starà a me adesso adempiere alla mia promessa. Muovere guerra contro Algeroth, Ilian e Semai è stato a lungo valutato dai miei signori, Muawijhe e Demnogonis… fino a quando non si sono resi conto che sarebbe stato folle rivoltarsi contro i tre demoni maggiori… e così hanno cambiato idea. Sono molto spiacenti e mi incaricano di dirvi che quale ricompensa per la vostra impresa, sarete i primi ad entrare nella Gabbia… i primi dopo anni e anni di guerre…
Sarà un’esperienza appagante per tutti voi… se solo pensate che dalla Gabbia sono nati i più grandi nefariti degli Apostoli… tra i quali io stesso, Krysalsi… e un nome che certamente conoscerete bene: Saladino.
A molto presto, dunque… ci rividremo ancora nei vostri sogni!”

Mi sono svegliato urlando.
Ho chiuso gli occhi, li ho riaperti… ma ero lì, nella mia cabina.
Ricordavo esattamente tutte le parole di Krysalis… TUTTE!
Come se avessi imparato un testo a memoria.
Sono uscito in corridoio e non mi sono affatto sorpreso di trovarvi i miei compagni, altrettanto confusi.
Mi è stato subito chiaro che avevamo sognato TUTTI.
Ed era altrettanto chiaro che ci restava ancor meno tempo di quel poco che già credevamo.

 

Giorno 309
La Gabbia della Dannazione ci osserva.
Muta forma minuto dopo minuto… impercettibilmente… ma muta.
Ed ecco che tutto il nostro mondo di speranze è crollato in un istante.
All’interno della gabbia, avvolto da un alone di fuoco improvvisamente è apparso Krysalis… in tutta la sua magnificenza, una creatura bella e orribile allo stesso tempo, dall’aspetto regale e truce… un rettile con due piedi e due mani, vestito da principe e con una spada e un’arma da fuoco in pugno… e i due occhietti gialli che a tratti si venavano di bagliori scarlatti…
Era solo, almeno così sembrava.
Ci siamo fermati davanti allo schermo a guardarlo attentamente.
Forges ha richiesto dal computer uno zoom sui dettagli del suo corpo.
Era straordinaria la sua armatura grigia sopra la pelle a scaglie di serpente…
La testa piatta era disgustosa ma i suoi occhi tradivano una nascosta intelligenza che evidentemente quella testa era adibita a contenere.
E’ rimasto fisso, in piedi, dentro la gabbia a guardare verso di noi.
Sembrava che i suoi occhi bucassero lo schermo e ci giudicassero colpevoli… colpevoli di esistenza in vita.
Poi a un suo cenno del braccio, si è scatenato l’inferno.
Dal nulla… o meglio dalle rocce… dai mille pertugi nascosti delle rocce sono apparsi i suoi seguaci… esseri infomi dalle molteplici braccia e gambe che si dimenavano come forsennati…
Krysalis ha abbassato il braccio, puntando il dito verso la Libellula Azzurra… e quelle orride creature si sono avventate sull’astronave.
abbiamo attivato gli scudi fotonici ma non dureranno a lungo… e quando le nostre difese cadranno, la nave verrà presa e la nostra battaglia sarà un’inutile condanna a morte.
Per noi naturalmente…

Ecco… sta accadendo.
Devo posare il Giornale di Bordo.
Forges urla che gli scudi sono caduti… e quelle cose stanno entrando.
E’ tempo di sguainare la spada e combattere.

 

Giorno 310
Le creature fedeli a Krysalis sono entrate.
Hanno sfondato gli scudi e hanno fatto irruzione a bordo.
Vov, Forges ed io abbiamo raggiunto il portello che erano riuscite a sfondare… e le abbiamo accolti come meritavano, a suon di piombo e laser, cuocendogli la coda a dovere e rispendendole indietro urlando.
E’ stato così per due ore.
Le loro incursioni sembravano non finire mai… e credo fosse proprio questa l’intenzione dei nostri aggressori… spaventarci con la loro assuidità.
Ma li abbiamo respinti.
Michail faceva un centro a ogni tiro, mentre Forges ed io abbiamo attirato le orride creature fuori da quella che ormai consideravano una zona sicura… e le abbiamo fatte bersaglio dei nostri colpi… anche se sfortunatamente il vero bersaglio eravamo noi.
Già… perché dalle membrane attaccate alle pareti dell’astronave, quelle membrane che si sembravano così strane e di cui non conoscevamo lo scopo… sono fuoriuscite delle creature abominevoli fatte di carne marcia e sangue solidificato… cieche e sorde ma munite di zanne e artigli… che si sono avventate su di noi impedendoci di fatto una valida reazione.
Ci siamo ritrovati sovrastati dal loro numero… i colpi non ci bastavano più… e nemmeno il coraggio… e così ci siamo divisi, pensando di spiazzarle.
Io e Forges da una parte, Vov dall’altra.
Il comandante mi ha guidato attraverso un condotto dell’aria fino alla sala generatori. Da qui avremmo percorso le scale che portavano ai pieni superiori e quindi fino in plancia, dove ci aspettavano Nina, Yama e Navarra.
Quando finalmente li abbiamo raggiunti, Vov non era con loro.
Martin Forges mi ha guardato, io ho guardato Navarra e lui Nina.
Dovevamo tornare a prenderlo.
Tuttavia ci siamo resi presto conto che la plancia era circondata, isolata dal resto della nave… pressata da quel manipolo di creature immonde senza nome.
La porta d’acciaio che ci teneva al sicuro si stava lentamente sgretolando.
Devo bere dell’altro whisky… la mente è confusa, annebbiata… ma devo sscrivere, continuarre a scrivere.
Ecco.. devo scrivere ciò che accade ora. Adesso cche nnon vedo più bene ma appannato… che i colori mi sfuggono alla vista e i suoni mi giungono ovattati… e ricomincio a sbagliaare le parole…
Allora, un respiro.
Soo entrti. Sono entrati.
Le creature sono etrate, ci shnno collto di sosoprea… sorpresa.
Dio che mi succede!
Krysalis… mi sta guardando. Dall’ociho della gabbia. Dall’OCCHIO DELLA GABBIA… DAL TESCHIO DI FUOCO, MIO OSSERVA… NATHANIEL STAMMI VICNINO, DAMMI LA FORAZ… FORZA.
Il comandante ha aprto il fuoco, Yama si è avventto su di loro con la spada n pugno… ha fatto una streage di teste mozzate… e corpi suqartati… cazzo sto male, non riesco più a scrivere… no, di nuovo no… non più… non voglio ! NON VOGLIO!
Ma quelle creture eanno così tante… troppe.
Siamo corsi via, lontano, recandoci nell’unico posto ancora sicuro dell’astroave… almeno per ilmomento.
L’hangar.
Era vero. Non sembrava esserci pericolo immediato.
Siamo montati tutti a bordo dell’autoblindo… preparandoci ad usicre fuori… a scontrarci con l’esercito di Ktrysalis.
Poi è spuntato Vov.
E’ salito al volo seguito da un nugolo di esseri infernali… e ci siamo barricati dentro. Forges ha attivato il telecomando di apertura automatica e ilportello dell’haangar si è alzato, consentendoci di uscire allo scoperto… nel cuore gelido di Nero.
Abbiamo girato più o meno in tondo ,credo, per qualche ora… fino a quando non abbiamo ritenuto opportuno fermarci.
Allora ua parte di noi ha dormito, mentre io facvo il turno di notte.
Dopo poco, è cominciata.
Dapprima solo un furscio… fruscio… poi un suono più acuto, assordante.
Giiungeva a noi direttamente nel cervello… e questo più di due ore fa.
Navarra ha tentato di contrastarlo coi suoi poteri ma non ha potuto farci niente. Da allora, il fischio non ha più smesso… e mi sta mandando in tilt il cervello.
Debiltiati e sconfiti nell’anima, lottiamo per non morire, per non sottometterci… ma la forza mentale di Krysalis è pù forte…ci sta portando via la mente e l’anima… nonriesco piuù a scrvere. Vi prego di perdonarmi… ma devo andare. Forse dormire… forse morire… non so.
Ma devo reagire, in un modo o nell’altro.

 

Quarantaquattresima settimana di volo – Arrivo su Nero

Giorno 297
Oggi la discussione è continuata in forma più lieve e controllata.
Siamo giunti alla conclusione che soltanto quattro di noi dovranno scendere nel laboratorio. Questo perché Navarra deve rimanere al sicuro per poter attivare la bomba digitando il codice che soltanto lui sa e che si rifiuta di rivelare; Forges deve restare in plancia per condurre la Libellula Azzurra manualmente qualora ce ne fosse bisogno.
Noi quattro invece non abbiamo mansioni fondamentali… e domattina presto scenderemo nel laboratorio per piazzare quattro cariche (una a testa) nella Reliquia Oscura.
Dovrebbero bastare a cancellare l’intero laboratorio, parte del corridoio e delle aree adiacenti… ma non dovrebbero coinvolgere altre parti dell’astronave… NON DOVREBBERO creare danni seri ai condotti dell’aria e dell’energia, che provvederemo a isolare una volta piazzate le cariche… e soprattutto l’esplosione NON DOVREBBE arrivare fino alle pareti esterne.
In teoria la Libellula Azzurra potrebbe subire un momentaneo calo di energia… ma in ogni caso Forges e Navarra sono pronti a ripristinare le funzioni vitali della nave in ogni momento, qualora venissero meno.
Speriamo solo che il comandante abbia fatto bene i suoi calcoli…

 

Giorno 298
Ecco. Siamo pronti. Stiamo per andare.
Guardo Nina. I suoi occhi da sempre verdi, ora sembrano azzurro-ghiaccio… e mi scrutano da sotto la frangetta di capelli chiari. Mi dicono di non aver paura… che andrà bene… eppure SO che Nina è spaventata. I suoi occhi mi dicono anche questo.
Guardo Michail. E’ strano… non sembra nemmeno preoccupato. Sta fumando una specie di sigaro che emette un fumo grigiastro puzzolente mentre ricontrolla il caricatore dello Swanson.
Guardo Yama. Mi scruta a sua volta, fa una smorfia che dovrebbe essere un sorriso e mette mano sulle sue armi: la Katana e la Punisher d’ordinanza per questa missione.
Guardo me stesso… attraverso gli occhi dei miei compagni: stringo spada e mitragliatore con entrambe le mani e prego lo Spirito di Nathaniel di proteggerci… e di assisterci.
Ecco. Siamo pronti. Stiamo per scendere.

 

Giorno 299
Una corsa disperata contro il tempo e lo spazio… contro il terrore e la speranza… contro noi stessi e l’emblema astratto del Male…
LA CASSAFORTE… oggetto impenetrabile, misterioso e terribile…
E’ accaduto tutto molto in fretta… e i ricordi sono così… frammentari…
Rammento la nostra incursione nel laboratorio, le membrane oscure che sbattevano scosse da un vento invisibile… i filamenti di carne umana putrefatta che calavano dal soffitto… fiori fatti di carne viva che pulsavano sangue dai loro bozzoli dischiusi… e orride creature che balzavano incontro a noi con le zanne protese e i mille occhietti rossi iniettati di odio inumano… e poi Maxwell, quello che ne restava… un automa urlante che gridava a squarciagola il suo grido d’assalto, sfidando le nostre difese con una spavalderia nauseante… travalicando i nostri limiti di sopportazione, fendendo i timpani delle nostre orecchie con veemenza… Maxwell, trasformato in un Legionario Urlante dai poteri oscuri di Muawijhe…
Così noi sfrecciavamo in mezzo a quella giungla fatta di nere escrescenze informi e creature orride… il tutto condito dal grido psichico e fisico di Maxwell… nonché dall’influsso malvagio della cassaforte … che premeva su di noi come un’incudine… per schiacciarci e sottometterci ai suoi voleri…
Nina è stata la prima a svegliarsi da quel torpore cosciente che ci stava lentamente trascinando nel sonno dell’incoscienza…
Col suo braccio tramutato in arma mortale si è catapultata contro Maxwell. Il Legionario Urlante ha schivato l’attacco, ma per farlo ha dovuto interrompere il suo grido morrtale… e allora Yama è andato in soccorso a Nina… travolgendo Maxwell nella sua corsa…

L’ho visto afferrarlo e sollevarlo con una semplicità sconcertante… merito degli arti cibernetici che lo stesso Maxwell gli aveva impiantato… per poi lanciarlo lontano, in mezzo alla mischia infernale…
L’intero laboratorio ha preso vita… esseri immondi sono schizzati fuori da ogni anfratto precipitandosi su di noi come spinti da una fame irrefrenabile…
“Vov!” Ho gridato, correndo a piazzare le cariche.
Lui mi ha seguito sparando come un pazzo contro chiunque si avvicinasse, finché non abbiamo raggiunto l’imbocco della cassaforte.
Allora abbiamo posizionato i timer sui cinque minuti e abbiamo piazzato all’interno della Reliquia Oscura, vicino al bordo esterno, le nostre bombe al plasma.
Poi siamo schizzati via, mentre Nina e Yama correvano nella nostra direzione per darci il cambio.
Ci siamo incrociati… e nel farlo ho abbracciato lo sguardo di Nina.
Aveva paura… ma era anche fomentata da una speranza forte quanto quella paura… la speranza di uscire viva da lì…
Io e Vov abbiamo aperto il fuoco contro l’orda infernale che si stava rapidamente predisponendo a circondarci.
Nina e Yama hanno piazzato le altre due cariche e ci hanno raggiunto immediatamente.
Allora Maxwell è emerso dall’ombra avventandosi su di noi urlando… e quel dannato fischio psichico ci ha di uovo stravolto, ferendoci in fondo all’anima… estirpando i nostri segreti…
Ho cercato di resistere… ma mio malgrado mi sono ritrovato in ginocchio… accanto a Nina… e a Vov.

Maxwell ci ha raggiunto, fissandoci coi suoi occhi spiritati… ma Yama non si è lasciato sopraffare. Sembrava ormai in grado di controllare quel dolore lancinante che l’urlo mentale di Maxwell provocava nelle nostre menti… e l’ha trafitto con la sua Katana, passandolo da parte a parte…
Maxwell è crollato al suolo senza vita e il fischio è cessato.
Mentre il resto delle forze oscure si accingevano a chiuderci, ho gridato di andare… che la bomba stava per detonare.
La corsa contro il tempo e lo spazio è stata lunga e sofferta…
Michail Vov è stato il primo a mettersi in salvo, varcando la porta d’emergenza prima di tutti noi. Dietro di lui si è infilata Nina e poi è toccato a me. Ho guardato indietro: Yama stava sopraggiungendo proprio in quel momento…
E’ stato allora che le prime creature si sono avventate su di noi…
Le abbiamo scacciate, sparando loro addosso… fino a quando non è passato Yama. Allora gli sono saltate addosso, ferendolo alla schiena con i loro morsi inumani…
Nina ha sparato contro di loro, togliendo di dosso al Jito quegli scomodi ospiti e permettendogli di mettersi in salvo.
Un istante dopo che era passato, io e Vov abbiamo richiuso la porta.
Appena in tempo… perché l’esplosione è arrivata quasi immediatamente.
Sembrava che l’astronave si fosse schiantata da qualche parte… tale è stata l’intensità dell’esplosione.

Siamo stati sballottati ovunque, ferendoci contro spigoli e lamiere… il tutto per più di cinque minuti…
Quando, poco tempo dopo, abbiamo riaperto la porta del laboratorio, non c’era più alcuna traccia di oscurità. I laboratori erano un cumulo di cenere e detriti.

Apparentemente ce l’avevamo fatta.

 

Giorno 300
Nero è sotto di noi.
Una roccia scura sospesa nello spazio, un pezzo di tenebra solidificatosi dopo la creazione dell’universo… un frammento di Male puro, un limbo infernale sfuggito al controllo del diavolo e arrivato fin qui… per assoggettare l’uomo ai voleri della perversione maligna degli Apostoli, demoni dannati arrivati da chissà quale inferno…
Vederlo da qui, mi fa venire i brividi… e non solo a me.
La sola idea che presto atterreremo sulla sua superficie brulla e devastata dal ghiaccio e dalla corruzione ci fa accapponare la pelle.
Ah già, non l’ho detto: NON SIAMO RIUSCITI A RIPRENDERE IL CONTROLLO DELLA NAVE. Nonostante l’esplosione della Reliquia Oscura, la Libellula Azzurra resta ingovernabile.
Saremo costretti ad atterrare, in modo che il computer di bordo dia per eseguito il programma di volo, dopodiché potremo riprogrammare una nuova partenza.
Non prima di aver fatto una cosa però… della massima importanza.
Siamo tornati nel laboratorio oggi, per controllare gli effetti delle bombe incendiarie. Del laoratorio non resta che cenere su cenere… delle creature oscure che lo riempivano rimane solo un vago ricordo oltre il puzzo di carne bruciata… quanto alla Reliquia Oscura… beh, è un altro paio di maniche.
E’ INTATTA.
Questo significa solo una cosa: non abbiamo speranze di distruggerla.
La nostra unica speranza è di scaricarla fuori bordo, abbandonarla su Nero… restituirla all’Inferno dal quale proviene!

 

Giorno 301
Ricercare il posto migliore dove atterrare non è semplice.
Nero presenta un territorio prevalentemente montuoso, roccia su roccia… dirupi su dirupi… la sua perculiarità sono quelli che Navarra chiama “aculei del diavolo”, una conformazione rocciosa particolare costituita da tutta una serie di pinnacoli che si innalzano verso il cielo fino a un chilometro d’altezza, spuntoni che sembrano missili puntati verso gli invasori celesti – noi in questo caso – e che hanno un’aria estremamente minacciosa.
L’intero pianeta è comunque una lastra ghiacciata… gli stessi “aculei del diavolo” sono ricoperti da uno strato trasparente che li rende brillanti sotto la luce dei nostri fari…
Apparentemente non c’è traccia di vita…
Ma sappiamo bene che è solo un’apparenza.
Qui la notte è pressoché eterna… e i servi degli Apostoli sono probabilmente assiepati in roccaforti sotterranee…
Sorvolando con l’astronave la superficie di Nero, appare sempre più evidente che non sarà semplice atterrare.
Abbiamo individuato un paio di laghi ghiacciati, ma naturalmente è impensabile atterrare lì… il calore dei motori scioglierebbe il ghiaccio e ci inabbisseremmo.
Poi finalmente, qualcosa di diverso…
Una sorta di bassopiano… una depressione nel terreno di almeno otto chilometri… una vera e propria montagna rovesciata… un cono conficcato nella roccia a testa in giù…
“E’ come l’Inferno dantesco” ha esordito Navarra osservando quello spettacolare scenario dallo schermo in plancia.
“Chi?” Abbiamo chiesto noi, che non avevamo idea di cosa stesse parlando.
“Si tratta di un antico scritto, risalente agli albori della storia della Terra…”
Ho incrociato lo sguardo dei miei compagni. Eravamo tutti molto colpiti… nessuno di noi sapeva nulla della storia della vecchia Terra… quello che stavamo per sentire sarebbe stata per tutti noi un’incredibile rivelazione…
“Dante scriveva di un’immensa voragine dalla forma di cono rovesciato, il cui vertice era al centro della Terra. Questa voragine si era venuta a formare con la caduta di Satana, il diavolo, ovvero Lucifero, Angelo di Dio scacciato dal Paradiso per la sua sete di potere. Precipitato giù dal Paradiso, Satana era rimasto conficcato al centro della Terra, creando una voragine infernale al di sotto dell’antica città di Gerusalemme. Lungo la voragine erano disposti nove cerchi concentrici e in ogni cerchio erano imprigionate le anime dei condannati. Ogni cerchio era pedisposto ad ospitare le anime che avevano commesso in vita un determinato peccato. In fondo all’abisso, al vertice del cono, Satana dominava il suo Inferno…”
Eravamo estasiati dalla storia del Mistico… e allo stesso tempo spaventati.
“Pensi che ci sia un nesso tra Nero e l’inferno dantesco?” Ha chiesto Yama.
Navarra gli ha rivolto un’occhiata indecifrabile.
“Un nesso c’è. ” E’ stata la sua risposta. “Lo sapete bene. NERO E’ L’INFERNO. Non può essere altrimenti…”
Abbiamo guardato con più attenzione l’interno della voragine… poi la Libellula Azzurra ha subito una leggera impennata, iniziando a scendere nell’abisso.
“Ehi!” La voce di Forges celava una forte sorpresa. “C’è qualcosa di strano… gli strumenti dicono che all’interno della voragine l’atmosfera è diversa…”
“Che vuol dire diversa?” Ha domandato Nina.
Lo sguardo di Forge era di evidente sorpresa.
“Che è identica a quella terrestre di una volta! C’è gravità… c’è ossigeno… è perfettamente respirabile!”
Eravamo allibiti.
“Ci siamo.” Ho detto poi, guardando uno ad uno i miei compagni. “Stiamo per atterrare…”
“Scendiamo nel laboratorio!” E’ stato l’ordine perentorio del comandante. “Se non servono gli scafandri, agiremo più in fretta. Carichiamo la Reliquia sul carrello elevatore e portiamola nell’hangar. La scaricheremo immediatamente!”
Siamo volati via, correndo come il vento.
Vov ha portato il carrello elevatore nel laboratorio servendosi del montacarichi, mentre io, Forges e Nina siamo andati a legare la
cassaforte con i cavi d’acciaio.
La Reliquia Oscura giaceva immobile e isolata nel deserto cinereo del laboratorio. La porta era chiusa ora, perfettamente sigillata.
Nessuno di noi l’aveva chiusa, naturalmente.
Aveva fatto tutto da sola, LEI, la cassaforte
Le abbiamo passato tutt’intorno i cavi d’acciaio, poi, con l’aiuto di Yama e con l’assistenza dell’incantesimo di Levitazione del Mistico, siamo riusciti a spostare da terra la Reliquia Oscura… non molto, ma il tempo necessario da permettere a Vov di infilarle sotto le braccia di sollevamento dell’elevatore. Mentre io, Vov e Yama portavamo la cassaforte nell’hangar, gli altri risalivano in plancia.
Alla trasmittente è gracchiata la voce di Nina.
“Bryan, stiamo per atterrare!”
Le porte del montacarichi si sono aperte nel momento stesso in cui la Libellula Azzurra toccava terra.
Vov ha guidato l’elevatore fino alle porte dell’hangar.
“Stiamo scendendo!” La voce del comandante ci è arrivata disturbata alla trasmittente.
Fuori non c’era alcun suono… segno che doveva essere deserto… ma non avrei potuto giurarci.
Yama è andato al comando manuale di apertura dell’hangar.
In quel momento sono arrivati gli altri.
Forges ha dato ordine di predisporci a semicerchio in modo da sparare a qualsiasi cosa si fosse presentata dall’altra parte.
Abbiamo eseguito, poi Yama ha premuto il pulsante di apertura.
Le porte dell’hangar hanno iniziato a sollevarsi…
Il cuore mi batteva all’impazzata… e sapevo che anche per gli altri era lo stesso.
Ho guardato Nina un’ultima volta… l’avrei più rivista? Saremmo sopravvissuti a questo?
Non lo sapevo…
Infine le porte si sono sollevate completamente… e al di là di esse…
una nera superificie spazzata dal vento… niente ghiaccio apparentemente… solo roccia nera sullo sfondo di un cielo grigio piombo…
e nessuno in vista.
“Via!” Ha gridato Forges. “Vov!”
Michail Vov ha messo in moto e si è diretto fuori dall’hangar.
Io mi sono attaccato all’elevatore con il mitragliatore pronto a far fuoco.
Ma non c’era proprio nessuno.
Abbiamo lasciato lì elevatore e Reliquia e siamo corsi dentro, richiudendoci alle spalle le porte dell’hangar con la paura e la speranza nel cuore.

 

Giorno 302
Per la prima volta dopo quasi un anno dalla partenza dalla base di Luna, la cassaforte non è più vicino a noi…
Esiliata, nel buio esterno sul suolo pietroso di Nero… attende, immobile… che i seguaci degli Apostoli la vengano a prendere.
Che Krysalis la venga a prendere.
Dallo schermo l’immagine della Reliquia è disturbata, tuttavia visibile.
Fuori la notte sta lasciando il posto alla tenebra più profonda… una sorta di crepuscolo oscuro senza fine…
Al termine della notte, sorge una nuova notte ancor più tetra… fino al mattino, quando ritorna un buio più leggero, una penombra sempiterna da cui non si può sfuggire…
Questo è Nero.
Roccia, buio e morte.
Nient’altro che questo…
Martin Forges ha passato tutto il giorno a cercare di riprogrammare il computer di bordo per il ritorno a casa…
Ma ci sono dei problemi.
Com’era facile prevedere…
Io e Michail Vov siamo scesi in sala macchine ad effettuare dei controlli.
Stavamo aprendo tutti i portelli dei circuiti elettrici quando all’improvviso, dopo l’apertura dell’ennesimo sportello è schizzato fuori qualcosa…
Me lo sono visto addosso e l’ho schivato con un colpo di reni, sfoderando la spada e affiggendolo alla parete dietro di me.
Era un ammasso tentacolare senza forma… una creatura abominevole, piccola e viscida… un Tutor, forse… o un’altro essere della stessa specie…
Ora giaceva affisso alla parete, colava sangue e grumi di carne putrefatta lungo il muro… esalando un fetore infernale…
“Guarda!” Mi ha detto Michail, mostrandomi i circuiti bruciati del pannello.
“Puoi fare qualcosa?” Gli ho chiesto, continuando ad osservare la creatura morta.
“Mi serve un po’ di tempo. Questo è il pannello che comanda l’accensione dei motori e il timone… se il chip non è danneggiato posso riuscire a ripristinare tutti i collegamenti…”
” E se è danneggiato?”
Vov mi ha quasi fulminato con lo sguardo.
“Resteremo qui per sempre.”

 

Giorno 303
Nina ha detto di aver visto qualcuno, stamattina, fuori… accanto alla Reliquia.
Se ne stava dritto in piedi e fissava l’astronave… fissava LEI.
“Era come se stesse guardando me…” ha detto Nina giocherellando in modo nervoso con un grosso pugnale seghettato. “Mi guardava… mi guatava dentro… scavava nella mia anima per sapere chi ero…”
“Puoi descriverlo?” Ha domandato Navarra.
“Aveva la pelle come corazza… verdastra… e una testa grossa, larga simile a quella di un cobra… due occhi rossi iniettati di sangue… che mi fissavano…”
“E’ Krysalis.” Ha detto il Mistico. ” L’ho visto nei miei sogni…”
Aveva ragione.
La descrizione fatta da Nina era la stessa che anch’io ricordavo in uno dei tanti sogni fatti in quei dieci mesi di viaggio… si trattava proprio di lui, Krysalis…
Finalmente ci aveva trovato.
Più tardi Michail Vov è tornato dalla sala macchine con la terribile notizia: i circuiti di navigazione erano completamente fusi. Per ripristinarli sarebbe stata necessaria almeno una settimana… e anche così, non era certo di riuscire a ripristinarli tutti. Uno in particolare lo preoccupava: il programma di decollo. In mancanza avrebbero dovuto farlo manualmente e questo comportava tutta una serie di inconvenienti, non ultimo il fatto che Forges aveva bisogno di un navigatore che lo assistesse… e Reinberg era morto.
Così siamo ancora qui, su Nero, al centro della voragine che secondo Navarra rappresenta l’Inferno…

Quarantatreesima settimana di volo

Giorno 290
Martin Forges ci ha proposto di tornare indietro.
A suo avviso con la nave in mano all’Oscura Simmetria, una volta atterrati avremo ben poche speranze di uscirne vivi… ma se invece invertiamo la rotta, una volta passata l’orbita di Plutone potremo di nuovo metterci in contatto con l’Alleanza e richiedere aiuto.
Resta il fatto che dove siamo ora non abbiamo cibo… e siamo sull’orlo dello sfinimento. L’acqua non ci terrà in piedi in eterno.
A questa proposta è seguita quella di Michail Vov, che ha suggerito di fare irruzione dall’altra parte, saccheggiare le scorte in cucina o in magazzino e ritornare qui. Allora sì, potremo valutare se tornare indietro o meno.
Per quanto suicida ci sia parsa la sua proposta, ci siamo resi conto che DOBBIAMO farlo o saremo morti

di fame prima di giungere a destinazione.
Così, domattina agiremo.

 

Giorno 291
Io e Vov davanti, Forges e Yama alle nostre spalle.
Con questa formazione ci siamo gettati nell’antro oscuro al di là del corridoio… lasciando Nina e Navarra in plancia, in modo da non lasciare sguarnita la nostra piccola base.
Dall’altra parte, la Libellula Azzurra era irriconoscibile… non sembrava nemmeno più un’astronave, bensì la gola profonda di una creatura infernale… filamenti di materia rossa colavano dal soffitto, oscure membrane sventolavano sotto un vento innaturale, ricoprendo le pareti intorno a noi… un odore acre di sangue ci stordiva mentre vi passavamo attraverso…
Non un suono però giungeva fino a noi…
Abbiamo raggiunto le cucine indenni e qui abbiamo messo in un sacco quanto più cibo riuscivamo a trovare. Il buio ci premeva addosso alimentando in noi paura e angoscia…
Siamo usciti in fretta, correndo verso le nostre camere. Coprendoci le spalle l’un l’altro siamo entrati per recuperare le cose più importanti – le pillole per l’insonnia, alcuni cambi per i nostri abiti e qualche prodotto per la pulizia del bagno, oltre al Giornale di Bordo della Croce del Nord (così potrò trascrivere gli appunti presi finora, ivi compresa questa parentesi). Siamo poi corsi via… increduli.
Increduli per non aver incontrato alcuna resistenza…
L’astronave, in realtà, sembra deserta.

 

Giorno 292
Aver mangiato ci ha riportato letteralmente in vita. Cambiarci gli abiti e la biancheria intima poi ci ha fatto sentire di nuovo umani…
Ho trascritto le ultime annotazioni sul Giornale di Bordo della Croce del Nord. Ho chiesto a Forges se stava compilando quello della Libellula Azzurra, ma mi ha risposto di no, di aver smesso da giorni ormai.
Gli ho chiesto perché e mi ha risposto: “A cosa serve raccontare questi giorni di morte e follia? Tanto sappiamo tutti come andrà a finire…”
Non ho avuto il coraggio di replicare, ma scriverò qui il mio pensiero: penso che è giusto riportare tutto nella speranza che qualcuno possa leggerlo e sapere cosa si cela dietro l’Oscura Simmetria. Il potere corruttivo di Muahwijhe si espleta attraverso i Sogni, quello di Demnogonis attraverso il sangue.
Un giorno, qualcuno annienterà i cinque Apostoli.
Un giorno lontano forse… ma mi piace pensare di aver dato un contributo importante a questo obiettivo.
Con la mia testimonianza, forse quel giorno, qualcuno riuscirà dove noi falliremo.

 

 

Giorno 293
Non possiamo più tornare indietro…
E’ assurdo, ma… la Libellula Azzurra è fuori dal nostro controllo.
In realtà non abbiamo mai pensato veramente di interrompere la missione… non eravamo affatto sicuri di volerlo veramente… ma allo stesso tempo il comandante Forges ha voluto tentare di riprendere il controllo manuale della nave… e non è stato possibile farlo.
Come con la Croce del Nord… l’Oscura Simmetria si è impossessata della nave…
Nero è sulla nostra rotta come una meta inevitabile ormai.
Oggi Nina e Vov si sono occupati della “latrina”, ripulendola al meglio e accatastando i rifiuti in un angolo dentro un cesto di metallo.
L’odore è notevolmente migliorato.
Secondo Forges arriveremo a destinazione fra sette giorni esatti.
Sette giorni.
Forse gli ultimi della nostra vita…

 

Giorno 294
Martin Forges ci ha raccontato un po’ di sé, oggi dopo pranzo.
Ha una moglie di nome Naomi e un figlio di nome Gabriel che lo aspettano su Luna. Vivono in un appartamento al decimo piano del centro… una zona immersa in un traffico nauseante di cui mai avrebbe pensato di avere nostalgia… e che invece aspira a rivedere più di ogni altra cosa.
Inquinamento e smog… un sogno, paragonati al sangue e alla morte… vissuti qui, nello spazio profondo del Sistema Solare… a milioni di chilometri dalla Luna…
Anche Vov si è sbottonato, parlando della sua vita dedicata alla sfida continua… sfida a se stesso, sfida alla vita e alla morte… sfida all’Oscura Simmetria. Da quando, all’età di otto anni, ha perso tutta la famiglia per opera di un branco di Eretici impazziti, ha dedicato la sua esistenza a combattere ogni forma oscura… mettendosi in proprio e vivendo dei compensi percepiti per le sue “prestazioni”.
Questa, a sentir lui, è decisamente la peggiore esperienza di tutta la sua vita. Mai come ora è andato così vicino a vendicare i suoi genitori… mai come ora è andato così vicino alla realizzazione dei suoi desideri più profondi: assestare un duro colpo all’Oscura Simmetria. Per quanto possibile…
A questo punto la conversazione si è affievolita… ma non ho potuto fare a meno di pensare a quali siano le mie VERE motivazioni, le mie ragioni INTERIORI… e quali siano quelle di Yama Watanabe, di Francisco Navarra… e di Nina naturalmente.

 

Giorno 295
Il silenzio che regna nell’astronave oltre quella porta è snervante.
Dove sono tutte le creature? Possibile che dopo la morte di Nazoko si siano ritirate? E dove? Nella cassaforte ?
O sono nascoste, in attesa che noi usciamo allo scoperto?
O forse sono semplicemente in attesa di sbarcare su Nero… e tornare a casa?
Nina opta per quest’ultima possibilità, aggiungendo però che ha la sensazione peraltro sgradevole che il nostro arrivo non sarà affatto una sorpresa… che Krysalis ci sta aspettando a braccia aperte…
Qualunque sia la verità, comincio a pensare che dovremmo fare qualcosa… forse tornare nel laboratorio per finire ciò che abbiamo iniziato… e distruggere la Reliquia Oscura una volta per tutte!

 

Giorno 296
Ne abbiamo parlato a lungo per tutto il giorno.
Ho proposto di tornare giù e distruggere la cassaforte.
E’ strano… non ero molto sicuro di volerlo fare… ma mentre lo dicevo agli altri, SENTIVO che DOVEVO farlo… che era giusto così.
Nina è con me, me l’ha detto subito, fin dall’inizio.
Anche Yama non si è tirato indietro.
Paradossalmente sembra che noi della Croce del Nord siamo più disposti a rischiare la vita rispetto agli altri… forse perché siamo andati così vicini alla fine da non averne più paura… o forse perché siamo semplicemente e irrimediabilmente pazzi.
Anche Vov si è detto favorevole all’incursione.
Forges ha espresso forti perplessità e con lui anche Navarra.
Il comandante si è detto preoccupato in quanto ritiene inutile mettere a repentaglio le nostre vite dal momento che fra quattro giorni saremo in balia delle forze oscure di Nero… e dovremo contare su tutte le nostre capacità per cercare di sopravvivere.
Il Mistico, dal canto suo, ci ha immediatamente svelato il perché dei suoi dubbi: dice di avvertire qualcosa… una sensazione di pericolo imminente… una percezione nascosta che non riesce ancora bene a decifrare… ma che è certo riguardare proprio il laboratorio.
Maxwell, o meglio ciò che è diventato, sta progettando qualcosa… e probabilmente conta proprio su un nostro intervento per tenderci un’imboscata.
Se questo è vero, le cose cambiano radicalmente…
Mentre iniziavamo a desistere dal nostro intento, Yama ha espresso il desiderio di tentare ugualmente.
“Siamo sopravvissuti fino ad ora.” Ci ha detto con una sicurezza tale da infondere coraggio anche a me. “Ce la faremo anche stavolta. Avanti! La cassaforte deve essere distrutta… PRIMA che arriviamo su Nero!”
“Perché?” Ho chiesto sorpreso.
“Non lo so. ” Ha risposto, stringendosi nelle spalle. “Ma sono sicuro che Francisco saprà darvi una risposta!”
Abbiamo guardato Navarra.
Annuiva leggermente, tenendo la testa china.
“Navarra!” La voce di Forges tradiva una certa apprensione “Vuoi spiegarci?”
Il Mistico ha sospirato, quindi ha alzato lo sguardo ed annuito.
“La Reliquia Oscura assorbe potere dalla morte, dal sangue, dalla paura, dall’odio… dalle emozioni negative e dal compimento di atti sacrileghi e violenti. Quando saremo su Nero, si caricherà come una bomba pronta ad esplodere!”
Le sue parole ci hanno scosso come fuscelli al vento.
“Perché ne parli soltanto ora?” Ha voluto sapere Nina.
“Perché…” il Mistico esitava. “Esiste un piano d’emergenza.”
Noi cinque ci siamo guardati esterrefatti.
“Di che stai parlando?” Ha domandato Forges.
Navarra si è sfilato gli occhiali da sole, mostrandoci una serie di pulsantini su una delle stanghette.
“Che diavolo è?” E’ stata la mia reazione spontanea.
“Comandi per l’attivazione di una bomba nucleare sistemata nella sala generatori.”

Di colpo ho capito.

Ho capito che la Serenissima non era l’unica autorità a volere che la nostra missione avesse un esito positivo… anche a costo della nostra vita. A quanto pareva, la Fratellanza aveva studiato un piano altrettanto disperato.

“Vuoi far saltare la nave? ” Michail Vov sembrava frastornato da quell’eventualità. “Con noi dentro?”
Navarra è rimasto un istante in silenzio, osservandoci uno ad uno con attenzione.
“Sì. ” Ha risposto. “Se sarà necessario.”

 

Quarantaduesima settimana di volo

Giorno 283
Posso scrivere di nuovo… ieri ho avuto un malore, che mi ha costretto a smettere. Il ricordo di quelle COSE dannate, mi ha di nuovo indebolito…
Stavo parlando di Reinberg, di come fosse diventato un Servo del Terrore di Muawijhe… lui e Nazoko incombevano su di me… sentivo il loro alito pestilenziale, i loro sguardi tagliarmi in due per scrutarmi dentro…
Dal fondo del corridoio Yama ha lanciato il suo segnale, un grido di vittoria che ha rimbombato in me come uno sparo…
Aveva portato a termine il suo compito.
Al suo grido ha risposto Nina e così mi sono scosso… sono scivolato via da sotto la minaccia oscura e mi sono gettato sotto le gambe di Nazoko, applicando le cariche alla parete interna della cassaforte.
Poi QUALCOSA mi ha afferrato… e sollevato…
“BENTORNATO, BRYAN.” Mi ha salutato Nazoko con una voce che proveniva direttamente dal mondo dei morti. “SEI A CASA!”
Poi mi ha tirato dentro… e la cassaforte si è chiusa, lasciandomi nelle spire della densa tenebra che lentamente mi avvolgeva…
Ho trascorso minuti infernali… almeno credo fossero minuti… durante i quali il Male mi ha corrotto, mi è penetrato dentro arrivando fino all’anima, stillando dalla mia vera essenza i residui di umanità che mi rimanevano… sostituendoli con la sete di sangue e morte…
Fuori i suoni mi arrivavano ovattati… fino a quando una luce accecante è penetrata all’interno… l’aria si è fatta incandescente e le fiamme si sono protese per afferrarmi…
Poi un braccio mi ha afferrato, mi ha tirato via…
Ricordo il volto di Martin Forges, la voce di Navarra che gridava: “Sbrigatevi! Non resisto più!” e poi il viso dolce e fiero di Nina, che mi aiutava a camminare…
Mentre tutto questo accadeva, Reinberg è sbucato dal buio e si è avventato su Navarra. Il Mistico ha rivolto il suo sguardo su di lui e Reinberg ha cozzato contro un’aura invisibile, prendendo fuoco all’istante.
E’ stato allora che mi sono reso conto che l’intero laboratorio ERA GIA’ avvolto dalle fiamme…
Il piano era riuscito… ma noi eravamo ancora intrappolati dentro.
“BRYAN!” Era la voce di Nazoko, che mi giungeva direttamente nella testa. “FERMATI! TU SEI NOSTRO!”
E’ stato istantaneo… mi sono divincolato da Nina e Forges, colpendo il comandante con un pugno al volto, tornando indietro di corsa…
Qualcun altro mi ha afferrato – era Yama – e mi ha piegato in due colpendomi alla bocca dello stomaco.
Poi qualcun altro – Navarra, credo – lo ha aiutato a tenermi e a trascinarmi via…
Abbiamo raggiunto la porta del laboratorio mentre tutto ardeva tra le fiamme… e mentre Yama si richiudeva dietro la porta, qualcosa è schizzato fuori, colpendo il Jito e mandandolo riverso al suolo.
Era un piccolo pipistrello dal corpo di verme… e dietro di lui, neanche un secondo dopo, si è riversato fuori lo sciame della morte.
L’Oscura Simmetria è uscita dalla sua tana… mentre noi correvamo via in preda all’orrore… mentre IO chiamavo mentalmente Nazoko, suggerendogli di seguirci… per non perdermi… perché io non volevo PERDERE LORO…
Nazoko e Reinberg sono emersi pochi istanti dopo… orridi nella loro mutazione… schiavi del buio e della volontà dei loro Apostoli… si sono messi alle nostre calcagna…
Vov, Nina e Forges sparavano all’impazzata per coprire la nostra fuga… Navarra e Yama mi tenevano stretto e mi trascinavano contro la mia volontà…
A un tratto Reinberg si è fatto più vicino… la sua velocità era impressionante… e le scale erano ancora lontane…
Michail Vov ha smesso di correre e si è inginocchiato, cambiando la funzione del suo Swanson da mitragliatore a lanciagranate… e ha fatto fuoco.
La mina ha impattato contro la parete del corridoio deflagrando con una veemenza spettacolare… e Reinberg è esploso in mille pezzi.
Nazoko ha emesso un grido assordante, che sapeva di dolore misto a odio assoluto verso di noi… e forse verso l’intera razza umana…
Quando Vov ha ripreso la corsa noi eravamo già alle scale.
Yama mi ha lasciato e ha chiesto a Nina di aiutarmi.
Io ne ho approfittato per liberarmi… ho colpito Navarra e sono corso via, su per le scale…
Nina mi si è gettata dietro e con lei anche il Mistico.
Ho corso… corso all’impazzata, senza capire dove stavo andando… senza chiedermi cosa stavo facendo…
Dopo un po’ non sentivo più nemmeno gli spari, né gli agghiaccianti versi di Nazoko…
So solo che a un certo punto qualcosa mi ha afferrato… trascinandomi in quella che era la mia cabina…
Poi i ricordi sono confusi… certamente mi sono addormentato… ho sognato… ho scritto cose folli sul Giornale di Bordo… mentre l’interno della cabina mutava aspetto… mentre oscuri filamenti di carne e sangue rappreso si attorcigliavano attorno a grosse membrane nere che apparivano scosse da un vento invisibile… mentre Nazoko – SI, NAZOKO – mi cullava nelle sue nere braccia, traviando per sempre la mia anima…
Per sempre… almeno così sarebbe stato… se i miei compagni non fossero riusciti a trovarmi.
Li ho sentiti arrivare mentre scrivevo… ma non ho fatto in tempo a reagire.
Yama e Nina.
Loro mi hanno trovato.
Sono entrati nella cabina, lui armato della sua Katana, Nina della sua pistola… entrambi biopotenziati dall’intervento del dottor Maxwell.
“FINALMENTE DI NUOVO TUTTI INSIEME” Ha detto Nazoko, alzandosi imperiosamente sulle possenti gambe fatte di carne e corteccia. “I SUPERSTITI DELLA CROCE DEL NORD. GLI EROI DELLA PRIMA MISSIONE!”
Non ha aggiunto altro.
Yama gli si è avventato contro facendo scattare le sue braccia cibernetiche… Nazoko ha emesso una sorta di ruggito indistinto e ha fatto scattare i suoi artigli… del sangue è schizzato sulle pareti… SANGUE NERO COME PECE… il sangue di Nazoko!
La Katana ha vibrato un nuovo fendente, mentre il mostro tentava di afferrare il Jito per bloccarlo… e allora anche Nina è intervenuta.
Il suo braccio sinistro, quello impiantato da Maxwell, si è tinto di una strana fluorescenza verde… e due artigli luminosi sono comparsi dal dorso della sua mano… scattando contro Nazoko.
La testa del Servo della Dannazione è rotolata ai miei piedi…
Un castello fatto di vetri e specchi è andato in frantumi nella mia testa… suoni e colori si sono sovrapposti fino a straziarmi la mente… e la tenebra mi ha preso per l’ennesima volta… sprofondandomi in un sonno da cui mi sarei svegliato soltanto tre giorni dopo… qui, in questo letto improvvisato sul ponte di comando, l’unica zona dell’astronave non ancora raggiunta dall’Oscura Simmetria.
E’ questo che è successo, Forges me l’ha spiegato stamattina. Nonostante la morte di Nazoko e Reinberg, la Libellula Azzurra è stata contaminata da centinaia di esseri informi che hanno trasformato la nave in un paesaggio apocalittico simile a un gigantesco mattatoio…
All’inizio non volevano dirmi nulla, ma sotto le mie insistenze, Vov ha ceduto, spiegandomi cos’avevano visto… che cosa sulla nave, ancora teneva il comando di quelle orride creature…
Maxwell.

Trasformato, come Reinberg, in una creatura dai mille occhi…
E’ sbucato da una curva del corridoio mentre mi portavano via… e ci ha inseguiti fin qui, fino a quando i miei compagni non sono riusciti a barricarsi in quest’aerea, tagliando fuori l’esterno.
Il comandante ha tolto l’ossigeno a tutta la nave, fuorché al ponte di comando.
La cosa peggiore… è che qui NON c’è niente… né cibo, né pillole per l’insonnia… niente, eccetto un contenitore per l’acqua che non durerà comunque in eterno.

Non ho neppure il mio Giornale di Bordo. Sono costretto a scrivere su fogli sparsi trovati nei cassetti.

Così siamo qui. Siamo ancora tutti vivi… ma fuori c’è un nuovo nemico… Maxwell… o meglio, il suo cadavere resuscitato.

 

Giorno 284
Non abbiamo dormito per niente… per paura di cadere preda dei nostri incubi… ma stanotte dovremo farlo. Abbiamo studiato dei turni di guardia in modo da tenerci sottocontrollo. Tre dormiranno e tre no.
Stanotte saremo io, Nina e Yama a riposare.
Ho chiesto a Nina che razza di arma fosse quella che ha usato contro Nazoko… non avevo mai visto una cosa del genere in vita mia… e lei mi ha spiegato che è stata un’idea di Maxwell, installarle quell’arma retrattile che lui chiamava “Lame al Plasma”. Le lame sono costituite da una sorta di resistenza energetica avvolta su se stessa quando è chiusa (per questo retrattile) che una volta estratta innesca una scintilla che accende la resistenza, formando due “lame di energia” capaci di bruciare tutto ciò che toccano.
Si tratta di un’arma unica al mondo, le aveva detto Maxwell a suo tempo, un prototipo vero e proprio elaborato dai migliori scienziati della Cybertronic di cui lui faceva parte.
Maxwell. L’idea che non sia morto non mi va a genio… vorrei smetterla di dovermi scontrare con i miei ex-compagni.
Vorrei avere di fronte Krysalis o qualcuno come lui… sento il bisogno di far sparire dalla faccia dell’universo una creatura oscura importante… ho bisogno di sapere di aver fatto il massimo per questa missione…
Oggi mi sento determinato più che mai… ad andare fino in fondo.
Non m’importa di morire… m’importa solo di vendicare tutti i miei compagni… vendicare le loro anime, al di là della loro morte…

 

Giorno 285
Questa notte ho dormito. E NON HO SOGNATO.
Nessuno di noi tre lo ha fatto.
Sembra incredibile… ma questa mattina per la prima volta da quando è cominciata questa missione, mi sono svegliato BENE, senza il terrore incalzante di essere spiato dall’oscurità… o di essere in qualche modo controllato…
Com’è stato possibile? Che la cassaforte sia andata realmente distrutta?
Mi riesce così difficile crederlo… le cariche sono esplose… ma nessuno di noi ha sentito deflagrare quelle che ho piazzato all’interno della cassaforte … inoltre l’astronave è stata praticamente invasa dalle orride creature di Muawijhe e Demnogonis…
Mi serve tempo per capire… qualcosa mi dice che è molto importante stabilire che cosa sia successo… CHE COSA ci abbia permesso di NON SOGNARE!

 

Giorno 286
Ancora una notte senza sogni… è incredibile. E’ fantastico.
Nonostante dal corridoio provengano per tutto il giorno suoni agghiaccianti, colpi contro il portello, grida folli di esseri dannati… nonostante tutto questo, il nostro umore sta MIGLIORANDO.
La lucidità ci permette di essere più sereni…
Il comandante ha rifatto i calcoli e secondo lui arriveremo su Nero in due settimane, giorno più, giorno meno.
La consapevolezza di essere così vicini a Nero mi mette il gelo addosso…
Sapevamo che sarebbe giunto quel momento. Eppure… la paura sta crescendo di giorno in giorno… in ognuno di noi.
E’ quasi sera, tra poco dormiremo di nuovo. Abbiamo sistemato sei giacigli di emergenza sul ponte di comando, fatti con indumenti, cuscini di poltrone e quant’altro siamo riusciti a rimediare nella grande sala.
Un altro problema è il bagno.
Abbiamo adibito a gabinetto la sala accanto, quella usata per le riunioni di emergenza degli ufficiali. Anche con la porta chiusa purtroppo, l’odore che proviene da lì non è dei migliori…
Quindici giorni in questo modo non saranno semplici da affrontare.

 

Giorno 287
Yama continua a non voler parlare con me.
Mi ha salvato la vita, insieme a Nina… per cui SO che in qualche modo è ancora legato a me… ma rifiuta di ammetterlo.
Ci ho pensato molto… e mi sono reso conto che la sua amicizia ha molta importanza per me.
Condividere con tutti gli altri il posto dove dormiamo ci ha permesso di legare meglio tra noi… e questo è un bene. Ma allo stesso tempo sto di nuovo perdendo l’intimità con Nina… e questo va decisamente meno bene.
Ci guardiamo da lontano… e sento che anche lei, come me, vorrebbe starmi accanto.

Mi manca il suo corpo, il suo respiro nel mio…

 

Giorno 288
La latrina comincia a essere insopportabile… i nostri abiti puzzano… non siamo esattamente al massimo della condizione… anche se i sogni sembrano averci abbandonato del tutto.
Credo di aver capito perché.
La cassaforte si è indebolita nel momento in cui ha lasciato uscire Nazoko… anche Navarra conviene con me che la Reliquia Oscura non è altro che una gigantesca Gabbia per le Anime… e l’anima di Nazoko le dava energia per penetrare nei nostri sogni…
Ora che non ci sono più anime al suo interno, i suoi poteri si sono affievoliti… almeno fino a quando non riuscirà a intrappolare uno di noi… e al momento siamo ben determinati a impedirglielo.
Se queste ipotesi sono vere, abbiamo una chance in più di raggiungere Nero nel pieno delle nostre facoltà mentali.
E questo… è un vantaggio inaspettato.

 

Giorno 289
Da ieri non udiamo più rumori provenire dall’altra parte… nessun suono… ma il silenzio assoluto è fonte di altrettanta preoccupazione.
Nina ritiene che l’Oscurità stia tramando qualcosa.
Vov sostiene che invece si sia rassegnata a non entrare.
Yama e Navarra sono d’accordo con Nina, mentre Forges propende per l’ipotesi di Vov.
Per quanto mi riguarda ho seri dubbi che l’Oscurità possa anche solo valutare la resa… per cui sono anch’io dell’idea che presto accadrà qualcosa di poco piacevole.
In ogni caso, siamo ben armati e pronti a difenderci.

 

Quarantunesima settimana di volo – Sotto influsso

Giorno 276
Fuoco che bruci, che riardi in me… avvampa! Ora! Avvampa!
Signore dei sogni, Muawijhe… spazza l’influsso benedetto dello Spirito di Nathaniel! Spazzalo e prendimi! Prendimi! PRENDIMI!

 

Giorno 277
Oscurità. Ridere… ridere ancora, forte… mi piace, mi fa sentire grande… ah, che libidine… la dominazione assoluta sugli esseri inferiori… il vile uomo è uno schiavo, un insetto da schiacciare… ma io… IO! Adoro l’oscuro signore dei sogni… Muawijhe, che mi chiama ogni giorno più forte… qui, in questo buio… dove non c’è luce…
Sono nella mia cabina, ora. Ma allo stesso tempo NON E’ la mia cabina… non com’era prima… sciatta e insapore. Adesso è la MIA NUOVA CABINA, LA MIA NUOVA DIMORA… dove vivo appieno me stesso… qui, tra questi filamenti di carne bruciata che pendono dal soffitto… tra queste membrane scure appiccicate alle pareti… e sto andando verso CASA… LA MIA CASA… NERO.

 

Giorno 278
Ogni giorno è un nuovo giorno verso CASA. Sento il tuo richiamo, mio SIGNORE… sto venendo a te. So che Krysalis mi aspetta per condurmi al tuo cospetto… non ti tradirò. GIURO SUL SANGUE CHE HO VERSATO CHE NON TI TRADIRO’ MAI!
Succede qualcosa. Qualcuno sta…

 

Giorno 282
Sento che ho da scrivere molte cose.
Innanzitutto, mi sono svegliato soltanto ieri, dopo due giorni di coma…
Poi devo aggiungere che MAI, MAI avrei pensato di poter rivedere la luce… non che quando ero… dall’altra parte, pensassi o mi rendessi conto di niente… in realtà, perché L’ALTRA PARTE, il mio ESSERE OSCURO… mi ha reso un mostro, esattamente come già successo sulla Crode del Nord…
Andrò con ordine.
La nostra irruzione nei laboratori doveva essere la nostra unica speranza di salvarci la vita e la mente… ma è stata la nostra condanna definitiva.
L’incursione è stata formidabile.
Forges ha aperto la porta manualmente più rapidamente di quanto ci aspettassimo e siamo penetrati all’interno determinati e armati fino ai denti…
Forges davanti, che sparava a ogni cosa che si muoveva… io, Nina e Yama che correvamo come pazzi verso i nostri obiettivi… Vov che sparava a ripetizione e Navarra che recitava il suo incantesimo… sviluppando una tale potenza di energia da sovrastare le tenebre che ci venivano incontro…
Creature alate e striscianti riempivano il laboratorio, brulicavano e si contorcevano in preda a un’euforia allucinante… la loro frenesia mi spaventava, ma ciò nonostante non mi sono mai fermato a riflettere…
sul perché fossero così eccitati.
Solo ora capisco… che ci stavano aspettando… affamati, AFFAMATI DI NOI… ERVAMO IL LORO PASTO!
Ho intravisto Nina, era riuscita a raggiungere le bombole di gas e stava piazzando le cariche. L’esplosione avrebbe devastato il laboratorio, ma non avrebbe coinvolto altre zone dell’astronave, almeno secondo i nostri calcoli. Yama stava attraversando di corsa la sala, proiettato verso le conserve di prodotti chimici… Vov lo seguiva, sparando su tutto ciò che si muoveva, coprendogli la corsa. Forges era invece dietro di me… e io stavo per arrivare alla Reliquia Oscura.
Nel momento in cui mi sono chinato per piazzare le cariche la cassaforte si è aperta di colpo… il buio è scaturito fuori oscurando ogni forma di luce e dall’ombra è emerso Nazoko… o meglio ciò che restava di lui. Un essere gigantesco, informe… un Servo della Dannazione di Demnogonis… e non era solo, accanto a lui, con indosso la divisa di Aaron Reinberg, una creatura dai mille occhi mi scrutava con sadico odio…
In quell’istante la mia mente ha vacillato…

 

Quarantesima settimana di volo

Giorno 269
Percepisco vibrazioni di epoche remote… un salto nell’abisso, una valanga di roccia sulla testa… il sangue dentro gli occhi, il sapore di morte sulla lingua… la sete, la fame… il desiderio… la caccia…teste mozzate da spade scintillanti, proiettili che fischiano nell’aria rarefatta di Nero… occhi gialli che m’inseguono… mi osservano…Nina che mi abbraccia… e il suo volto… una maschera di decomposizione… vermi che brulicano sulla sua pelle di seta divenuta corteccia… la corruzione che corrompe l’anima… la sua, la mia… la nostra… e la risata di Demnogonis, eterna e instancabile… ci deride. Nel buio… ci uccide.
Ho aperto gli occhi.
Sentivo distintamente qualcosa di diverso… sentivo che non ero più io…
Dentro di me, in fondo all’anima… stavo cambiando.
Tutti noi stiamo cambiando… gli incubi ci stanno trascinando nell’oblio dell’Oscura Simmetria… ci cattureranno, corromperanno cuore e mente e ci trasformeranno in Male puro…

 

 

Giorno 270
Gli incubi tornano più terribili che mai… dal laboratorio si levano grida agghiaccianti… a volte penso che quelle creature si stiano squartando l’un l’altra… immagino un’orgia oscura pulsante che divora se stessa permettendo in questo modo la propria crescita… una mostruosa massa che diventa di giorno in giorno più forte grazie al cibo che gli forniamo noi… con le nostre paure e i nostri incubi… si nutre di emozioni, delle nostre emozioni negative… e cresce. CRESCE.

 


Giorno 271
Stanotte Nina ha dormito con me. Abbiamo fatto l’amore tutta la notte… senza dormire. E’ stato bellissimo…
Se sopravviveremo a tutto questo, voltandomi indietro un giorno saprò che i momenti trascorsi con lei mi avranno ripagato di tutto l’orrore vissuto in questi mesi…

 

Giorno 272
Ieri sera abbiamo preso tutti una pillola in più. Avevamo bisogno di un giorno di lucidità per fare il punto della situazione.
Martin Forges ritiene che per cavarcela, dovremmo escogitare un modo per distruggere la cassaforte … e per far questo l’ipotesi più fattibile è quella di incendiare il laboratorio.
Abbiamo studiato un piano per entrarci, piazzare delle cariche esplosive e fuggire prima che Nazoko o le creature annidate in quell’antro oscuro assieme a lui, possano reagire.
Ecco il piano:
Il primo a entrare sarà il Comandante Forges, che spianerà la strada aprendo il fuoco contro il nemico.
Dietro di lui s’infileranno Nina, Yama e il sottoscritto… il nostro compito sarà quello di piazzare le cariche.
Michail Vov ci coprirà le spalle venendoci dietro e assistendo Forges nello scontro a fuoco.
Francisco Navarra sarà la nostra copertura maggiore. Entrerà per ultimo, ma per mezzo della sua Arte cercherà di indebolire il più possibile i nostri aggressori.
Le cariche andranno piazzate in tre punti distinti:
la prima, che piazzerà Nina, dovrà essere sistemata accanto alle riserve di gas situate a metà della sala; la seconda, piazzata da Yama, dovrà essere collocata in fondo al laboratorio, accanto ai badili di sostanze chimiche infiammabili; la terza, che dovrò piazzare io, andrà deposta all’INTERNO DELLA CASSAFORTE
Ho voluto io il compito più difficile, poiché in qualche modo mi sento in debito nei confronti di Nazoko… e voglio rimediare al mio terribile sbaglio, desidero alleviare le sue sofferenze, ponendo fine alla sua nuova e crudele esistenza…
Così stanotte agiremo… nella speranza che le forze oscure siano concentrate sui nostri sogni… nella speranza che non si aspettino una nostra incursione… nella speranza di coglierli di sorpresa e di portare a termine questa difficile missione…
Che lo Spirito di Nathaniel ci assista!

 

Giorno 272
L’attesa è snervante… mancano poco più di venti minuti all’ora X.
Inganno il tempo scrivendo ancora.
Da piccolo, mio padre mi diceva che il modo migliore per ingannare il tempo era parlare di armi… il che era anche utile per imparare qualcosa di nuovo su pistole, cartucce, mitragliatori e così via.
Abbiamo saccheggiato l’Armeria di bordo per equipaggiarci di tutto punto… abbiamo le armi più sofisticate, a partire dal Mitragliatore Swanson di cui è armato Vov, per arrivare al Fucile G7 Faraday con cannone automatico annesso che ha con sé il comandante, per finire con l’impianto oculare multifunzione indossato da Nina per l’occasione.
Nuova tecnologia… per affrontare un nemico terribile.
Dieci minuti.

 

Giorno 275
Dio. Dio.

Nathaniel. Nathaniel… tu che vegli su di noi… proteggici… riempi i nostri cuori di speranza, dacci la forza per superare tutto questo…

 

Trentanovesima settimana di volo

Giorno 263

Maledetta puttana schifosa! Kora Parker ci ha fottuti tutti quanti…

Danza a braccetto con i morti… ci sputa in faccia il suo rancore… ci ha condannato alla dannazione… bastarda! Che tu sia dannata insieme ai demoni oscuri!

Le pillole… le dannate pillole… la scorta nell’armadietto d’amianto…NON SONO le nostre solite pillole per l’insonnia… Kora deve averle sostituite… con ben altro. Con dei sonniferi… SONNIFERI!!!

Abbiamo dormito tutti profondamente per quattordici ore ieri notte… svegliandoci nel primo pomeriggio di ieri… scossi dal terrore che aleggiava nei nostri incubi… divorati dalla visione del nostro destino… un concentrato di carne maciullata sotto gli artigli di mostri insaziabili…tormentati dall’amara consapevolezza che moriremo… che MORIREMO TUTTI!

Al risveglio la stanza appariva ai miei occhi come un sogno contorto… le pareti di gomma si flettevano cercando di sfuggirmi, il letto sussultava sotto di me e l’aria stessa sembrava soffocarmi…allora ho cercato… ho cercato il mio vecchio flacone… quello che sapevo essere buono… non so come sono riuscito a “connettere”, come sono riuscito a capire che dovevo prendere quello e non l’altro… NON L’ALTRO… e ho preso tre pasticche, tutte insieme…

Un quarto d’ora dopo ero tornato in me.

Sono uscito dalla cabina, preoccupato per la sorte dei miei compagni…

Appena ho messo piede in corridoio, mi sono arrivate le prime grida.

Erano sparse… così ho dovuto bussare a tutte le porte urlando di aprire… di farmi entrare.

Sentivo urlare… ma nessuno veniva ad aprirmi…

Mi sono messo dietro la porta di Nina bussando come un pazzo, gridando forte il suo nome…

L’ho sentita, urlare… pronunciare il mio nome!

Ho preso la pistola e l’ho puntata contro il quadro elettrico, poi ho premuto il grilletto.

Il quadro è esploso in una miriade di scintille e la porta si è aperta automaticamente.

Nina era appollaiata sopra il letto, completamente nuda…con le gambe insanguinate e un coltello stretto in pugno. Aveva la lama appoggiata alla bocca e la stava leccando con la lingua…

Quando mi ha visto, i suoi occhi erano velati da una patina trasparente… ha sorriso, per niente sorpresa di vedermi.

“Bryan” mi ha detto, del tutto a suo agio ”Vuoi assaggiare?”

Le sono andato incontro… sentivo le lacrime premere per schizzarmi fuori dagli occhi amare e veementi… ma le ho trattenute, come ho trattenuto l’esplosione che stava per devastarmi il cuore… e le ho strappato il coltello dalle mani, l’ho bloccata sul letto, senza che lei opponesse alcuna resistenza, e le ho cacciato in bocca tre pillole, costringendola ad ingoiarle.

Da qualche parte nell’astronave riecheggiavano le urla dei miei compagni deliranti…

Mentre Nina si riprendeva, mi sono precipitato nel corridoio.

Ho trovato Michail Vov, barcollante fuori della sua camera, che avanzava verso di me con due profonde occhiaie e uno sfregio sulla guancia.

“Che diavolo mi sta succedendo?” E’ riuscito a biascicare… al che mi sono reso contro che in una mano stringeva un pugnale. L’altra mano era invece serrata sul polso del braccio armato e dall’espressione contratta del suo volto capivo che stava lottando con se stesso per non compiere gesti insani.

Sono corso da lui e gli ho teso due pasticche, nella speranza che fossero sufficienti a farlo riprendere, giacché si stava dimostrando forte abbastanza da contrastare da solo gli incubi che lo attanagliavano.

Vov ha afferrato le pillole e le ha ingoiate rapidamente, tornando a tenersi il braccio armato come se temesse di non controllarlo.

“Vai dagli altri!” Mi ha detto con evidente apprensione. “Presto! Fra un attimo ti raggiungo…”

Le urla riecheggiavano per tutto il corridoio.

Non capivo da dove provenissero… poi ho notato che una cabina era aperta: quella di Yama Watanabe. Mi sono catapultato dentro, ma non c’era nessuno.

Sono uscito e sono andato a bussare a quella del comandante.

Nessuna risposta…

“Bryan!”

La voce di Navarra, alle mie spalle, mi ha fatto fare un balzo.

Mi sono voltato… e lui era lì, in piedi e in perfetta salute.

“Apri, coraggio!”

Un grido terrificante si è levato al di là della porta del comandante.

“Forges!” Ho urlato, facendo saltare il quadro elettrico di apertura con due colpi.

La porta si è spalancata.

Martin Forges era sul letto… legato mani e piedi…e urlava.

Gridava imprecazioni, frasi senza senso, parole sconnesse e offensive nei riguardi di Yama Watanabe, seduto su una sedia accanto al letto con le gambe incrociate e l’aria tranquilla.

“Yama!” Ero sconcertato. “Che cosa hai fatto?”

Il Jito mi ha rivolto un’occhiata infuocata.

“Gli ho salvato la vita.” Mi ha risposto, gettando ai miei piedi un pugnale insanguinato. “Stava cercando di uccidersi.”

Sono andato fino al letto e ho visto il collo di Forges bagnato di sangue, la gola solcata da un taglio lungo ma superficiale…

“L’ho fermato appena in tempo.” Ha aggiunto Yama alzandosi di scatto. “O pensavi di essere l’unico eroe a bordo, Bryan?”

Ci siamo fissati a lungo… sentivo il suo odio schiacciarmi… la sua anima predominare sulla mia… era come se stesse mettendo a nudo i miei sentimenti per mostrarmi che ero più debole di lui…

“L’importante è che siamo tutti vivi.” Ho tenuto a precisare. “Non sono un eroe, non più di quanto lo sia tu o chiunque di noi a bordo.”

Yama mi ha rivolto una smorfia di disprezzo.

“Ma che belle parole…”

Poi si è voltato ed è uscito dalla cabina.

Dietro di me c’erano tutti: Navarra, Vov e Nina.

Ho preso due pasticche e le ho fatte ingoiare a forza al comandante.

Da allora nessuno di noi ha più dormito.

Siamo tutti lucidi ora e sappiamo che l’incendio all’infermeria ideato da Kora – o da chi glielo ha ordinato – non era che una messinscena per distrarci dal vero scopo… ovvero sostituire le pillole per l’insonnia con dei sonniferi… apparentemente simili nell’aspetto, ma completamente diverse negli effetti…

Kora sapeva che l’armadietto in amianto avrebbe resistito all’incendio… e ha predisposto tutto affinché quella che avremmo creduto essere la nostra unica salvezza si sarebbe rivelata invece come un’autentica condanna…

 

Giorno 264

Due pillole per dormire… gli incubi non sono stati cacciati, ma al risveglio non avevamo visioni, né allucinazioni… così è trascorso un altro giorno. Domani faremo la prova con una sola pillola… e speriamo bene. Ci siamo accordati affinché uno di noi ne continui a prenderne due in modo da controllare gli altri. Abbiamo estratto a sorte… ed è uscito il mio nome.

Nina e il comandante hanno cambiato cabina, dato che le loro non possono più chiudersi a causa del quadro elettrico rotto. Inoltre abbiamo perquisito con attenzione l’interno di ogni stanza in modo da esser certi che non ci siano armi che possano usare per farsi del male.

Spero soltanto che una pillola possa preservarci dalla follia…

 

Giorno 265

Non è andata molto bene…

Per la verità, non è andata bene per niente. Mentre facevo la ronda in corridoio stanotte, sentivo agitarsi nel sonno i miei compagni, li sentivo parlare in una lingua incomprensibile, gridare… chiamare il nome di Muawijhe!!!

Non sono mai entrato a vedere cosa succedesse anche perché l’agitazione non era così forte da essere preoccupante e le grida non erano portate all’estremo come l’altra notte…

Tuttavia questa mattina erano quasi tutti in un brutto stato confusionale.

Specialmente Nina… aveva la stessa espressione vuota di due notti fa.

Chi sembrava aver resistito meglio era Navarra… appariva fresco come una rosa, come se non avesse avuto affatto incubi… ma sogni di campi in fiore e bimbi felici…

Eppure sapevo che non era così…

Tuttavia la sua psiche era forte e riusciva a comunicarmi sicurezza… una sicurezza che sapevo di non avere e che pure infondeva in me e negli altri la forza per sopportare tutto questo…

Michail Vov e Yama erano avvolti in un silenzio innaturale. Sapevo che avevano attraversato l’inferno, come tutti noi, ma sembravano quanto meno aver incassato meglio di altri il colpo.

A stare peggio di tutti era Martin Forges. Il comandante era stravolto… continuava a dire di aver camminato affianco ai legionari urlanti di Muawijhe e di aver brindato col sangue assieme ai più truci seguaci di Demnogonis… ripeteva che non doveva bere il sangue, perché sarebbe impazzito… e nel dire questo appariva più folle che mai…

Decisamente, una pillola per lui non può bastare. E nemmeno per Nina…

 

Giorno 266

“Come il bruco muta per divenir farfalla così alla nostra morte noi muteremo per diventare qualcosa di più alto ed elevato… spiritualmente”

Così Navarra oggi ha cercato di prepararci al nostro destino… ha tenuto una vera e propria lezione sulla morte, su quello che significherà… su come dovremo affrontarla, senza paura ma con onore… a testa alta, senza temere alcun male…

E’ stata una giornata importante, che ci ha fatto sentire più uniti… legandoci in modo indissolubile… forse perché ogni giorno che ci avviciniamo a Nero è un giorno in più verso la morte… e sebbene manchi poco più di un mese, la scarsità delle pillole rende questo tempo allo stesso tempo breve ed infinito…

 

Giorno 267

Ho cercato di parlare con Yama oggi. Inutilmente. Mi ha evitato accuratamente dicendo che non ha nulla da dirmi. Sembra che prendere una sola pillola per notte non sia poi così tremendo… stanotte credo di aver sognato ma al risveglio non ricordavo quasi nulla.

Nina e Martin Forges continuano la terapia con due pasticche e il risultato sembra essere ugualmente positivo. Speriamo che duri…

 

Giorno 268

Oggi stavo parlando con Vov. Ero curioso di sapere  quale fosse il suo ruolo nella missione di salvataggio, dato che a quanto avevo capito, era un mercenario di professione.

Si è quasi offeso quando ho detto questo, sottolineando che un mercenario è paragonabile a un Pirata dello Spazio, mentre lui ama definirsi un Indipendente, un uomo senza legami che agisce dietro lauto compenso ma che – e questo ha voluto ribadirlo chiaramente – non ucciderebbe mai sua madre neanche se ben pagato!

I patti con l’Alleanza erano questi: lui avrebbe aiutato Forges e i superstiti della Croce del Nord ad arrivare su Nero e il suo conto in banca sarebbe raddoppiato. Se poi avessero anche richiuso il Sigillo Oscuro, il conto sarebbe triplicato…

La prospettiva lo aveva convinto ad accettare, nonostante una vocina nella testa gli suggerisse che sarebbe stato pazzo a farlo.

Mentre parlavamo di queste cose è emerso Yama dall’ombra del corridoio.

“Il denaro non comprerà le vostre vite.” Ha detto con aria solenne. “Semmai le condannerà alla dannazione eterna!”

Stanco delle sue parole sempre così ermetiche e allo stesso tempo strafottenti, l’ho preso da parte dicendogli che non volevo continuare così… che desideravo parlare con lui.

Ancora una volta mi ha snobbato… ma stavolta ha detto qualcosa… qualcosa che mi ha messo il gelo addosso.

“Se tu avessi passato quello che ho passato io… se fossi stato mangiato da me… avresti il coraggio che ho io di guardarti negli occhi?”

Poi se n’è andato, lasciandomi solo con la risposta che si agitava dentro di me come una trappola:

“NO, TI AVREI UCCISO PIUTTOSTO…”